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La Guerra agli Ogre, benché recente, era ormai un lontano ricordo e mentre Graster percorreva la via a sud-est di Essembra, per giungere ad Alberi Intrecciati, gli vennero alla mente gli insegnamenti della Cittadella, ed improvvisamente si stupì di come avesse potuto dimenticarli. Si morse un labbro, in quel momento realizzò ciò che, in cuor suo, già sapeva, non aveva fatto tutto quanto avrebbe potuto fare per se stesso, per le valli, per i suoi abitanti. Il suo percorso era stato un completo fallimento, al di là di qualche spunto interessante.
Giunsero a notte fonda ad Alberi Intrecciati, e con loro giunse la notizia di un nuovo attacco alle Valli, l'abbazia del Covone Dorato, granaio di Mistledale, era stato vittima di un nuovo attacco degli invasori. Ricordava chiaramente di come, pochi giorni addietro, avesse chiesto alla Comandante dei miliziani, Nelyssa, se il Covone fosse sufficientemente difeso, ne aveva parlato anche agli allora comandanti dei volontari, sperava che le scorte alimentari fossero intatte. "Logistica" quella parole gli esplose nella testa, era uno degli aspetti che, in un conflitto, doveva essere tenuto in grande considerazione. Subito dopo però il rammarico lo assalì, non aveva insistito abbastanza per fare rafforzare le difese del Covone, la colpa era solo sua.
Seduto, davanti al fuoco di campo di Alberi Intrecciati, vecchi insegnamenti irrompevano in quel momento, singoli termini che però significavano molto per il Sacerdote: sentimenti, persone, oggetti, sensazioni, clima, terreno, dottrina, comando. Ognuna di quelle parole ricordava a Graster un preciso insegnamento.
Sentimenti, sensazioni, persone, oggetti, stili di vita, fiducia, energia, erano solo parte, di una serie di elementi, che inducevano un popolo ad essere in armonia con i suoi capi, per la vita e per la morte, sfidando anche il pericolo estremo.
Clima: era l’azione complessiva delle forze naturali: il freddo in inverno, la calura in estate e la necessità di condurre le operazioni in armonia con le stagioni.
Terreno: inteso come distanza, oltre che come territorio agevole o arduo da percorrere, ampio o ristretto, e le eventualità di sopravvivenza o di morte che offre.
Dottrina militare: intesa come l’organizzazione e il controllo, la nomina di ufficiali adeguati al grado, ossia la gerarchia, e la gestione dei mezzi di sussistenza necessari all’esercito, ossia la logistica.
Comando: intendendo le qualità di saggezza, rettitudine, di umanità, di coraggio e di severità del generale.
Maestro Karamor, parlando di questi elementi, asseriva che: "Non può esservi generale, se non conosce i cinque elementi fondamentali. Chi li padroneggia, vince; chi non se ne cura, è annientato. Perciò, prima di attuare qualsiasi piano, prendi in esame i suddetti elementi, soppesandoli molto attentamente".
Una nuova giornata stava sorgendo ad Alberi Intrecciati, doveva prepararsi per il viaggio di ritorno, i suoi pensieri dovevano lasciare spazio ad organizzare la giornata ed a concentrarsi su quello che lo attendeva ma sapeva che, con il termine della giornata, sarebbero nuovamente venuti a trovarlo, per ricordargli il motivo per cui si trovava nella Valli, ora.
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Infine anche Myth Drannor si era arresa, forse era inevitabile fin dall'inizio, o forse no, ma il risultato non sarebbe cambiato ora.
Le genti delle valli erano però state salvate per la maggior parte, ed ora erano accampate fuori delle mura della città di Hillsfar, speranzose di poter tornare ad una normalità che, al momento, era una mera utopia. Nell'accampamento edificato, in fretta e furia, convivevano migliaia di persone di razze diverse: umani, nani, elfi e hin. Nessuno la chiamava casa e nessuno si illudeva che un giorno la sarebbe stata.
La città, per di più, manteneva forti impulsi razzisti, nei confronti dei non umani, eredità dei vecchi dominatori, ed era governata da un uomo vicino agli Zhent, un tale di nome Kandar Millnal che, comunque, pareva aver fatto un buon lavoro, almeno a sentire quanto riferitogli dal sacerdote di Tempus. Benchè quest'ultimo non nutrisse alcuna fiducia in ciò che rappresentava Kandar, aveva ammesso che sotto il suo governo la città era prosperata, era tornata sicura ed aveva provveduto con solerzia al pagamento dei tributi annuali, imposti da Zhentil Keep. Graster non si sarebbe aspettato di certo il contrario, soprattutto da un uomo così vicino agli Zhent.
A discapito dell'ordine e della quiete che regnava in città, c'erano però molte forze all'opera per mutarne gli equilibri, molte fazioni volevano spartirsi quella torta succulenta, e se singolarmente nessuna pare in grado di arrogarsi il diritto ad amministrarla, con il compromesso si sarebbe potuto farlo, a patto di trovarlo ovviamente.
Il clero di Tempus era notoriamente neutrale in questo genere di questioni, la loro presa di posizione era dogmatica, di certo non si sarebbero presi la briga di combattere l'attuale dominio della città, ma forse lo avrebbero fatto per difendere la città da un invasore, perché anche questa, improvvisamente, non era più un'idea così assurda e lontana. Il numero di esiguo di truppe Zhent ,rimaste in città, era divenuta una circostanza estremamente ghiotta per chi bramasse da tempo di riprendersi quello che, a torto, veniva ancora considerato suo di diritto.
Graster era preoccupato, non certo per il conflitto, alla Cittadella della Militanza Strategica era stato preparato quasi solamente per quei momenti, no, ciò che lo preoccupava era il fatto che, in uno scontro, molti dei rifugiati faticosamente salvati e condotti al sicuro, rischiavano di trovarvisi coinvolti.
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Le giornate trascorrevano più o meno tranquille. I problemi al campo dei rifugiati non mancavano, la sistemazione non poteva essere permanente, ma l'attuale situazione politica di Hillsfar, e la popolazione che l'abitava, non permettevano di trovare una soluzione in tempi stretti, sarebbe servito tempo, o "altro".
Graster era concentrato sul presente, ma voleva anche capire cosa fare del suo futuro, Hillsfar sarebbe stata la sua casa, almeno fino a quando la situazione dei rifugiati non si fosse risolta, perlomeno in una moderata integrazione con gli abitanti della città.
Il Tempio di Tempus, ed il suo clero, avevano accettato Graster e la Compagine Rossa come si aspettava, ma era una situazione che, benché dal punto di vista logistico e delle strutture era favorevole, non poteva essere il suo punto di arrivo, nè tantomeno quello dei suoi uomini. Aveva intenzione di ingrossare le fila della sua compagnia e di proporre se, ed i suoi uomini, come guardia della città, ammesso che la situazione politica fosse cambiata, altrimenti avrebbe valutato altre ipotesi, magari lontane da quel luogo, ma in ogni modo non prima di aver visto i rifugiati parzialmente integrati nel tessuto sociale di Hillsfar.
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21-04-2020, 15:37
(Questo messaggio è stato modificato l'ultima volta il: 22-04-2020, 12:06 da Brahne.)
Tutte le sere, dopo aver lasciato il campo dei rifugiati, ed essersi assicurato che tutto fosse in ordine, Graster tornava in città, al Tempio di Tempus.
Ad Ashabenford non aveva avuto tempo di dedicare un santuario alla sua Signora ma qui, forse, lo avrebbe avuto, magari proprio vicino al tempio del Signore della Guerra, com'era giusto che fosse, vista la vicinanza tra le due divinità. Trovare il giusto spazio per costruirlo non sarebbe stato facile, Hillsfar era una città ordinata, ma anche molto abitata, e trovare un luogo adatto non era impresa scontata, oltretutto avrebbe dovuto cercare a chi affidare i lavori di costruzione, aveva pensato di coinvolgere i mastri costruttori nanici di Glenn, ma la "diffidenza" della popolazione locale era motivo sufficiente per farlo desistere, più che altro per evitare altre complicazioni. Forse avrebbe potuto decidere di costruirlo fuori città, ma era la sua ultima opzione, e solo nel caso in cui in città non avesse trovato una giusta collocazione.
Nel frattempo le giornate passavano, e la Compagine Rossa continuava il suo addestramento, nell'uso delle armi, nelle tecniche di combattimento, e nello studio della strategia militare sul campo. Il tutto sotto l'occhio vigile del sacerdote Guff che, nonostante l'età, si dimostrava interessato ed ancora discretamente vigoroso.
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27-04-2020, 11:17
(Questo messaggio è stato modificato l'ultima volta il: 27-04-2020, 22:30 da Brahne.)
Era notte fonda quando il sacerdote rientrò tra le mura del Tempio di Tempus, la sua stanza era nella zona riservata agli alti ufficiali del clero di Tempus, accanto a quella del Sacerdote Generale Guff, ed ovviamente in quell'ala della struttura alloggiavano anche i sacerdoti del Cavaliere Rosso.
Aprì la porta della sua camera, un candelabro ed una lampada ad olio illuminavano tenuamente l'ambiente circostante, sul letto vi era una scatola ed una pergamena riportante il sigillo di Tempus e la firma in calce del sacerdote Guff, segno che quella era una riservata personale per lui.
Graster srotolò la pergamena leggendo le poche righe riportate sulla stessa:
"Sacerdote Loyalar,
la veste che le ho fatto avere è quello che, mi auguro, le vedrò indossare fin da domani, e per tutta la sua permanenza nel nostro tempio, non solo nella casa di Tempus ma anche all'interno delle mura cittadine. Confido che la porterete con orgoglio ed onore.
Cordialmente,
il Sacerdote Generale Guff."
Graster aprì la scatola stendendo la veste sul suo letto e rimase a fissarla per lunghi momenti. La lasciò sul letto, aprendo la finestra, stappò la bottiglia di Terran, datagli da Eitinel, e riempì la coppa in legno, mettendosi alla finestra sorseggiandone il contenuto ed osservando la città silente.
In quel momento non potè non pensare a quanto stava accadendo, proprio ora, dentro e fuori le mura forze opposte si muovevano, invisibili o meno, per contrastarsi vicendevolmente.
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La lampada ad olio illuminava, con la sua luce soffusa, la scrivania e parte della camera, la finestra era aperta ed una leggera brezza marina entrava timidamente, diffondendosi tra le mura di pietra. Graster, per una volta, era intento a scrivere una missiva diretta a suo padre, quando invece solitamente preferiva utilizzare i doni della sua Signora.
"Caro Padre,
ho forse trovato l'obbiettivo che ho cercato per anni da quando sono partito. Siamo giunti ad Hillsfar, conoscerai bene la nomea di questa città e di chi la governa. Siamo riusciti a portare in salvo tutti coloro che potevamo, è stato uno sforzo immane, devo ammetterlo, ed è costato la vita di molti validi uomini e donne.
La città sta vivendo un momento particolare, stretta tra la tirannia del signore oscuro e la minaccia incombente delle Piume Rosse, i precedenti dominatori di Hillsfar. Noi stiamo dando una speranza ai nostri rifugiati, alle persone che abbiamo deciso di difendere, stiamo combattendo la nostra guerra secondo quello che pensiamo sia giusto fare.
Se andrà come speriamo, mi auguro di poter erigere un santuario alla mia signora ed ampliare le fila della Compagine Rossa, per metterla al servizio della città.
Dai un bacio a mia madre.
Graster."
"Ora vediamo come farla arrivare a destinazione".
Imbustò la lettera con il sigillo del Cavaliere Rosso e scrisse sopra la destinazione della stessa: "Alla Cittadella della militanza strategica".
Intanto, sulla scrivania, la bustina con la polvere di fungo, andava svuotandosi sempre più...
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Le giornate in città trascorrevano tranquille e Graster aveva avuto molto tempo da dedicare ai suoi uomini ed ad altre questioni importanti. L'addestramento della Compagine Rossa continuava tutti i giorni, a scaglioni, per via del poco spazio a disposizione, ma era comunque meglio di nulla. Da quanto la Compagine aveva offerto il suo aiuto ai rifugiati, e portato a compimento la sua parte, le occasioni di mettere alla prova la sua preparazione sul campo si era praticamente azzerata.
Graster aveva ben chiaro cosa avrebbe dovuto fare, ma la situazione in città, e ciò che si preparava all'orizzonte, lo avevano portato a più miti consigli, spostando in avanti tutti i progetti che aveva in mente. Ogni giorno, tuttavia, arricchiva i suoi progetti di un dettaglio, ne cancellava altri o li modificava. Il Santuario alla sua Signora, magari all'interno del tempio era una buona idea, quel Pentakos non aveva tutti i torti, era sicuramente la soluzione più semplice ed il sacerdote generale di tempus non avrebbe avuto grossi motivi per negargliela, il problema semmai era trovare lo spazio, per fare addestrare gli uomini tutti assieme.
La Compagine Rossa contava di venti uomini, un plotone in sostanza, doveva necessariamente rimpinguarla, per il prestigio certo, per l'efficacia, anche, ma soprattutto perché, per quello che aveva in mente, venti uomini erano decisamente pochi, troppo pochi. Anche questa idea però comportava molti problemi, trovare fedeli seguaci del Cavaliere Rosso non era cosa facile in questa città, e con l'attuale governo un rimpolpamento delle fila della compagnia sarebbe potuto apparire quantomeno "interessante".
Graster richiuse il cassetto della scrivania a chiave, con dentro i suoi progetti, si andò poi a sdraiare sul letto, gli sforzi compiuti poco tempo prima, sempre a proposito di quel dannato Zii'huun, ancora lo provavano, si ritrovò così a vagare sulla mente al momento in cui, per la prima volta, aveva sentito nominare quell'essere e, di colpo, si accorse da quanto tempo quel piano e quegli esseri fossero una minaccia costante, e perdurante. Stanco e con il cielo ormai stellato Graster si assopì...
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