04-09-2022, 17:07
Dervel fissava le dita della mano sinistra, ancora intorpidite... le muoveva con cautela, saggiandone la forza, seduto nello Studio della Forgia Arner...
Nella sua mente ancora così vividi il dolore, l'agonia provata, la rabbia... un sentimento che difficilmente lo attanagliava come era capitato in quell'occasione...
Un'esplorazione iniziata come tante... una ricerca che poteva rivelarsi pericolosa, ma nessuno dei presenti si sarebbe aspettato un simile epilogo...
Il Pixie era un vecchio amico degli avventurieri, per quanto scapestrato non c'era da aspettarsi che facesse rischiare loro la vita per qualcosa di tanto futile, un fiore... un semplice ma raro fiore per riconquistare la sua compagna...
Gli orrori della Foresta, ormai permeata dagli abomini del Reame Remoto, erano una sfida per chiunque si avventurava nel folto degli alberi, piante deformate, mutate, copie da incubo delle creazioni naturali ricoprivano ogni roccia, aculei rossi spuntavano dal terreno, uccidendo in brevi istanti le povere creature ancora non corrotte che avevano la sfortuna di avvicinarvisi...
Enormi fiori sfruttavano l'eco del vento per generare una musica che attirava i malcapitati incapaci di resistervi, per poi essere dilaniati da orribili tentacoli che fuoriuscivano dal terreno, la cui marcescenza era ben diversa dalla naturale decomposizione, elemento del ciclo naturale...
Ben poche cose erano rimaste di "naturali" in quell'ambiente, la Corruzione del Reame Remoto era fuori controllo, gli avventurieri se ne resero conto molto più a fondo che nei mesi precedenti, dove altre faccende avevano occupato i loro pensieri e le loro giornate, gli Abomini avevano conquistato una fetta fin troppo ampia di quello che una volta era un luogo di selvaggia forza e bellezza, pericoloso, certo, ma nel modo in cui lo sarebbe dovuto essere... certo non così... Attraverso la forza e l'Arte il gruppo riuscì ad oltrepassare quelle minacce da incubo...
Solo giunti oltre il confine della Foresta, con la Palude che si estendeva di fronte a loro, poterono notare come la Corruzione del Reame Remoto era in qualche modo arginata...
Ciò non rendeva l'ambiente meno ostile, ogni sorta di creatura strisciante, viscida e raccapricciante pareva vedere in loro un facile pasto, seppur molte si resero conto, troppo tardi, dell'errore fatto, venendo abbattute...
Quando finalmente sembrava che fossero vicini al loro obiettivo, secondo la valutazione del Druido Jassin, un gruppo di lucertoloidi li assaltò.
Non erano una banda di scapestrati o i membri di una semplice tribù di ronda, guerrieri ed incantatori eccezionali mostrarono subito la loro netta superiorità in combattimento, come un'ondata si abbatterono sul gruppo, i cui membri, uno dopo l'altro, vennero feriti gravemente ed immobilizzati, solo Jassin, probabilmente quello più a suo agio in tale ambiente, riuscì a sfuggire all'assalto, trasformandosi in un piccolo serpente e passando inosservato, per poi seguire la banda di rettili che, dopo averli legati, portava via i suoi compagni...
Quando le cure di quelle creature li fecero riprendere, si trovarono appesi a dei pali, sospesi da terra, attorno a loro molte creature dallo sguardo gelido e famelico li fissavano.
Erano stati posti di fronte all'ingresso una grotta, le parole di quello che sembrava il capo del gruppo assalitore riecheggiarono nella testa dolorante del giovane mago...
"abbiamo portato i prigionieri... Padrone..."
La lingua usata era quella dei Draghi, nulla di troppo sorprendente per esseri simili, ma il ruggito che seguì in risposta a quella frase fece gelare il sangue a molti dei presenti... sicuramente al Mago delle Lame...
Un uomo, bruno e dal fisico aciutto ma possente, uscì dalla grotta, gli occhi neri come la pece, la sua sola presenza mise tutti a disagio, in molti intuirono che non si trattava certo di un comune essere umano...
Chiese loro perchè avevano invaso il suo dominio, per quanto si sforzassero di spiegare che la verità era la banale ricerca di un fiore per un folletto, quell'uomo pareva non credere ad una sola parola, Dervel lo fissava, senza mai abbassare lo sguardo, ribadendo le loro ragioni e che non avevano intenzione di disturbarlo o di invadere alcun dominio, se ne sarebbero andati volentieri senza mai fare ritorno, se ne avessero avuto l'occasione...
Probabilmente le parole del mago suscitarono una reazione in quell'essere, non certo quella sperata, dato che prese il fabbro sollevandolo con una sola mano, con una forza chiaramente sovrumana, per poi strappargli il braccio sinistro con un solo gesto e gettarlo ad uno dei suoi sottoposti...
Un urlo soffocato, quasi un ringhio di rabbia e dolore, scaturì dal giovane, che si dimenava furiosamente, ma era totalmente impotente nella stretta di quella creatura, una lunga lingua uscì dalla sua bocca, passando sulla ferita che sanguinava copiosamente, un rumore sinistro ed agghiacciante coprì le urla del giovane mentre l'acido quasi cauterizzava la ferita rallentando il dissanguamento.
Il respiro del mago era spezzato dai fremiti di dolore, la rabbia per la sua impotenza di fronte a tale essere era l'unica cosa che gli impediva di perdere conoscenza, fissando la creatura negli occhi, trattenendo a stento le urla che il suo corpo straziato avrebbe emesso.
Incapace di muoversi e contorto dal dolore, il mondo attorno a lui sbiadiva, i suoni erano ovattati, percepì gli stralci della conversazione di quella creatura con i suoi compagni, la quale disse loro che non avevano alcun modo per rimediare al torto che gli era stato fatto, ma che avrebbero potuto ripagarlo, la punta del suo indice si allungò fino a formare un lungo artiglio, con il quale incise sulla fronte di Dervel un sigillo arcano, quel dolore tolse per un istante il mago dal torpore in cui stava scivolando, facendolo nuovamente quasi ringhiare dalla sofferenza, per poi essere lasciato, capitolando a terra senza più forze, contorto ed ansimante.
I ricordi a quel punto erano più confusi, sapeva che il suo braccio era stato ridato ai suoi compagni e che l'essere si era posto al centro di un enorme spiazzo di fronte all'insediamento... per poi mutare... diventando sempre più grande e deformando la forma con cui l'avevano visto fino a quel momento
Anche nella confusione che era la sua mente in quel momento, Dervel capì che si trattava del drago più grande e potente che avesse mai visto, sicuramente più antico della maggior parte dei suoi simili.
L'enorme essere riportò tutto il gruppo nei pressi della fungaia, dove vennero prestate le prime cure e una splendida driade riuscì a calmare i dolori del giovane, permettendo alla sua mente di tornare quasi lucida, mentre non potè fare a meno di indugiare sulla visione del suo corpo tanto vicino...
Grazie ad una pergamena data a Sophie, il suo braccio si sarebbe conservato abbastanza da essere riattaccato, per quanto per il sigillo posto sulla sua fronte, resosi impercettibile senza mezzi magici pochi istanti dopo che era stato posto, pareva che nessuna delle loro conoscenze sarebbe stato in grado di rimuoverlo...
Il viaggio di ritorno ad Hillsfar fu arduo e travagliato per Dervel, il quale era scosso dai dolori e a malapena riusciva a camminare.
Il Sacerdote del Tempio di Tempus fu in grado di riattaccare l'arto mozzato, la pena per quell'incantesimo, seppur così breve, era pari a quella provata quando era stato strappato dal resto del corpo...
Il pagamento per quella cura fu una missione che avrebbe dovuto svolgere per il Tempio e, sostanzialmente, tutto il denaro che il mago aveva, questo avrebbe sicuramente impedito le migliorie che aveva in mente per la Forgia, ma senza un braccio avrebbe potuto fare ben poco, perciò a malincuore dovette pagare fino all'ultima moneta...
Ora non poteva far altro che attendere che la Costrizione che quel Drago gli aveva posto si attivasse...
Nella sua mente ancora così vividi il dolore, l'agonia provata, la rabbia... un sentimento che difficilmente lo attanagliava come era capitato in quell'occasione...
colonna sonora consigliata XD:
Un'esplorazione iniziata come tante... una ricerca che poteva rivelarsi pericolosa, ma nessuno dei presenti si sarebbe aspettato un simile epilogo...
Il Pixie era un vecchio amico degli avventurieri, per quanto scapestrato non c'era da aspettarsi che facesse rischiare loro la vita per qualcosa di tanto futile, un fiore... un semplice ma raro fiore per riconquistare la sua compagna...
Gli orrori della Foresta, ormai permeata dagli abomini del Reame Remoto, erano una sfida per chiunque si avventurava nel folto degli alberi, piante deformate, mutate, copie da incubo delle creazioni naturali ricoprivano ogni roccia, aculei rossi spuntavano dal terreno, uccidendo in brevi istanti le povere creature ancora non corrotte che avevano la sfortuna di avvicinarvisi...
Enormi fiori sfruttavano l'eco del vento per generare una musica che attirava i malcapitati incapaci di resistervi, per poi essere dilaniati da orribili tentacoli che fuoriuscivano dal terreno, la cui marcescenza era ben diversa dalla naturale decomposizione, elemento del ciclo naturale...
Ben poche cose erano rimaste di "naturali" in quell'ambiente, la Corruzione del Reame Remoto era fuori controllo, gli avventurieri se ne resero conto molto più a fondo che nei mesi precedenti, dove altre faccende avevano occupato i loro pensieri e le loro giornate, gli Abomini avevano conquistato una fetta fin troppo ampia di quello che una volta era un luogo di selvaggia forza e bellezza, pericoloso, certo, ma nel modo in cui lo sarebbe dovuto essere... certo non così... Attraverso la forza e l'Arte il gruppo riuscì ad oltrepassare quelle minacce da incubo...
Solo giunti oltre il confine della Foresta, con la Palude che si estendeva di fronte a loro, poterono notare come la Corruzione del Reame Remoto era in qualche modo arginata...
Ciò non rendeva l'ambiente meno ostile, ogni sorta di creatura strisciante, viscida e raccapricciante pareva vedere in loro un facile pasto, seppur molte si resero conto, troppo tardi, dell'errore fatto, venendo abbattute...
Quando finalmente sembrava che fossero vicini al loro obiettivo, secondo la valutazione del Druido Jassin, un gruppo di lucertoloidi li assaltò.
Non erano una banda di scapestrati o i membri di una semplice tribù di ronda, guerrieri ed incantatori eccezionali mostrarono subito la loro netta superiorità in combattimento, come un'ondata si abbatterono sul gruppo, i cui membri, uno dopo l'altro, vennero feriti gravemente ed immobilizzati, solo Jassin, probabilmente quello più a suo agio in tale ambiente, riuscì a sfuggire all'assalto, trasformandosi in un piccolo serpente e passando inosservato, per poi seguire la banda di rettili che, dopo averli legati, portava via i suoi compagni...
Quando le cure di quelle creature li fecero riprendere, si trovarono appesi a dei pali, sospesi da terra, attorno a loro molte creature dallo sguardo gelido e famelico li fissavano.
Erano stati posti di fronte all'ingresso una grotta, le parole di quello che sembrava il capo del gruppo assalitore riecheggiarono nella testa dolorante del giovane mago...
"abbiamo portato i prigionieri... Padrone..."
La lingua usata era quella dei Draghi, nulla di troppo sorprendente per esseri simili, ma il ruggito che seguì in risposta a quella frase fece gelare il sangue a molti dei presenti... sicuramente al Mago delle Lame...
Un uomo, bruno e dal fisico aciutto ma possente, uscì dalla grotta, gli occhi neri come la pece, la sua sola presenza mise tutti a disagio, in molti intuirono che non si trattava certo di un comune essere umano...
Chiese loro perchè avevano invaso il suo dominio, per quanto si sforzassero di spiegare che la verità era la banale ricerca di un fiore per un folletto, quell'uomo pareva non credere ad una sola parola, Dervel lo fissava, senza mai abbassare lo sguardo, ribadendo le loro ragioni e che non avevano intenzione di disturbarlo o di invadere alcun dominio, se ne sarebbero andati volentieri senza mai fare ritorno, se ne avessero avuto l'occasione...
Probabilmente le parole del mago suscitarono una reazione in quell'essere, non certo quella sperata, dato che prese il fabbro sollevandolo con una sola mano, con una forza chiaramente sovrumana, per poi strappargli il braccio sinistro con un solo gesto e gettarlo ad uno dei suoi sottoposti...
Un urlo soffocato, quasi un ringhio di rabbia e dolore, scaturì dal giovane, che si dimenava furiosamente, ma era totalmente impotente nella stretta di quella creatura, una lunga lingua uscì dalla sua bocca, passando sulla ferita che sanguinava copiosamente, un rumore sinistro ed agghiacciante coprì le urla del giovane mentre l'acido quasi cauterizzava la ferita rallentando il dissanguamento.
Il respiro del mago era spezzato dai fremiti di dolore, la rabbia per la sua impotenza di fronte a tale essere era l'unica cosa che gli impediva di perdere conoscenza, fissando la creatura negli occhi, trattenendo a stento le urla che il suo corpo straziato avrebbe emesso.
Incapace di muoversi e contorto dal dolore, il mondo attorno a lui sbiadiva, i suoni erano ovattati, percepì gli stralci della conversazione di quella creatura con i suoi compagni, la quale disse loro che non avevano alcun modo per rimediare al torto che gli era stato fatto, ma che avrebbero potuto ripagarlo, la punta del suo indice si allungò fino a formare un lungo artiglio, con il quale incise sulla fronte di Dervel un sigillo arcano, quel dolore tolse per un istante il mago dal torpore in cui stava scivolando, facendolo nuovamente quasi ringhiare dalla sofferenza, per poi essere lasciato, capitolando a terra senza più forze, contorto ed ansimante.
I ricordi a quel punto erano più confusi, sapeva che il suo braccio era stato ridato ai suoi compagni e che l'essere si era posto al centro di un enorme spiazzo di fronte all'insediamento... per poi mutare... diventando sempre più grande e deformando la forma con cui l'avevano visto fino a quel momento
Anche nella confusione che era la sua mente in quel momento, Dervel capì che si trattava del drago più grande e potente che avesse mai visto, sicuramente più antico della maggior parte dei suoi simili.
L'enorme essere riportò tutto il gruppo nei pressi della fungaia, dove vennero prestate le prime cure e una splendida driade riuscì a calmare i dolori del giovane, permettendo alla sua mente di tornare quasi lucida, mentre non potè fare a meno di indugiare sulla visione del suo corpo tanto vicino...
Grazie ad una pergamena data a Sophie, il suo braccio si sarebbe conservato abbastanza da essere riattaccato, per quanto per il sigillo posto sulla sua fronte, resosi impercettibile senza mezzi magici pochi istanti dopo che era stato posto, pareva che nessuna delle loro conoscenze sarebbe stato in grado di rimuoverlo...
Il viaggio di ritorno ad Hillsfar fu arduo e travagliato per Dervel, il quale era scosso dai dolori e a malapena riusciva a camminare.
Il Sacerdote del Tempio di Tempus fu in grado di riattaccare l'arto mozzato, la pena per quell'incantesimo, seppur così breve, era pari a quella provata quando era stato strappato dal resto del corpo...
Il pagamento per quella cura fu una missione che avrebbe dovuto svolgere per il Tempio e, sostanzialmente, tutto il denaro che il mago aveva, questo avrebbe sicuramente impedito le migliorie che aveva in mente per la Forgia, ma senza un braccio avrebbe potuto fare ben poco, perciò a malincuore dovette pagare fino all'ultima moneta...
Ora non poteva far altro che attendere che la Costrizione che quel Drago gli aveva posto si attivasse...