15-12-2017, 02:06
(Questo messaggio è stato modificato l'ultima volta il: 15-12-2017, 12:33 da Lochran.)
Uscire da Marsember fu più facile del previsto. A volte infatti Tymora è in grado di sorprendere con la sua benevolenza.
Quella notte Lothar Crane si aggirava senza meta per le isole portuali della città, leggendo una vecchia lettera di una ragazza che le scriveva ogni settimana nei primi sei mesi di carcere, poi una volta al mese negli altri sei mesi, per smettere del tutto l’anno successivo. Aveva tenuto quelle lettere per vent’anni, nascoste dietro una pietra del muro della cella, nemmeno lui sapeva perché. Forse perché gli ricordavano la libertà. Nell’evasione gli era rimasta in tasca quell’unica lettera. Le altre erano perdute per sempre.
Stava gironzolando per i vicoli quando, girato un angolo, si imbatté in una rissa. Fece rapidamente dietro front tornandosene dietro l’angolo a godersi lo spettacolo.
Più che una rissa era un pestaggio. Due energumeni stavano letteralmente massacrando di botte un poveretto dell’età di Lothar. Il pestaggio era iniziato da un pezzo, prima che Crane arrivasse, e andò avanti ancora una decina di minuti buoni. La vittima non reagiva nemmeno più alle botte. Aveva, come minimo, perso i sensi. Improvvisamente una voce sibilante, in una lingua sconosciuta, fermò i due picchiatori. Era un uomo, completamente pelato, dal cranio tatuato. Con quella sua misteriosa parlata melliflua, si avvicinò al poveretto riverso a faccia in giù sul selciato, immobile. Poi il pelato smise di parlare, gli sputò, e gli piantò un pugnale di un palmo tra le scapole, fino all’elsa. Era evidente che voleva essere certo che morisse. Poi i tre, chiacchierando e ridendo, si allontanarono. Marinai Mulhorandi, probabilmente… o Thayan.
Quando fu certo che quei tre balordi fossero lontani a sufficienza, Lothar si avvicinò al corpo riverso a terra. Quel pover’uomo era irriconoscibile. Il volto era stato sfigurato a suon di calci e pugni. L’unica cosa che si vedeva tra tutto quel sangue, erano i capelli, corti e brizzolati.
Come i suoi.
Qui gli venne l’idea. Frugò rapidamente il cadavere, intascandosi ogni suo avere, e gli infilò in tasca la lettera che stava leggendo poco prima e un coltello.
Fece appena in tempo che un “Fermo là!” alle sue spalle lo fece trasalire. Erano due guardie, dalle picche puntate verso di lui.
“Calma! Calmi, signori, posso spiegare! Non sono stato io, stavo solo accertandomi che quest’uomo fosse ancora vivo. L’ho trovato così”.
“Potete provare quel che dite?” Rispose quello di destra.
“Beh… sì, direi di sì...” rispose Lothar. “Innanzi tutto sono pulito. Se fossi stato io sarei ricoperto dal suo sangue, non trovate? Inoltre quest’uomo è stato picchiato a morte, e io non ho un segno nelle mani… e non ho guanti...”
“Troppo poco!” Disse ancora quello di destra.
“Piantala, Klensen” Esordì quello di sinistra. “E’ evidente che il saer, qui ha ragione.”
“E come fai a dirlo, Gram? Io dico che è lui l’assassino!” Insisteva quello di destra.
La guardia di sinistra gli tolse la picca di dosso, senza considerare il collega, e si avvicinò al cadavere. “Lo conoscevate?”
“No, non ho idea di chi sia… e credo che nemmeno sua madre lo saprebbe riconoscere, ridotto così”
La guardia annuì, e si mise a frugarlo. Trovò la lettera, e ci cascò come una pera. La lesse rapidamente e sbiancò. “Per tutti gli dei, che fortuna. Ehi, Klensen, lo sai chi è questo qua?” disse poi rivolto al collega. “E’ Lothar Crane, il pirata evaso una settimana fa”.
“Davvero?” disse l’altro. “C’era una ricomp...”
“Taci, idiota!” lo zittì. “E voi potete andare, siete scagionato da ogni sospetto. Via, sparite!”
Lothar non se lo fece ripetere, e in un secondo scomparve dalla loro vista.
Gram e Klensen, ridacchiava. L’idiozia di quei due lo aveva reso un uomo libero, finalmente. Lothar Crane, il pirata, il ladro, il criminale, l’evaso, era morto.
Tutto grazie allo zelo di Gram e Klensen. Adorava quei due. Tanto che, alla porta settentrionale, quando la guardia gli chiese il nome, gli venne naturale dire: “Gram Klensen, signore”.
La guardia diede un’occhiata ad una lista, poi disse: ”Passate pure.”
E così, Gram Klensen sorridendo alla vita, prese la stada per Mistledale.
Quella notte Lothar Crane si aggirava senza meta per le isole portuali della città, leggendo una vecchia lettera di una ragazza che le scriveva ogni settimana nei primi sei mesi di carcere, poi una volta al mese negli altri sei mesi, per smettere del tutto l’anno successivo. Aveva tenuto quelle lettere per vent’anni, nascoste dietro una pietra del muro della cella, nemmeno lui sapeva perché. Forse perché gli ricordavano la libertà. Nell’evasione gli era rimasta in tasca quell’unica lettera. Le altre erano perdute per sempre.
Stava gironzolando per i vicoli quando, girato un angolo, si imbatté in una rissa. Fece rapidamente dietro front tornandosene dietro l’angolo a godersi lo spettacolo.
Più che una rissa era un pestaggio. Due energumeni stavano letteralmente massacrando di botte un poveretto dell’età di Lothar. Il pestaggio era iniziato da un pezzo, prima che Crane arrivasse, e andò avanti ancora una decina di minuti buoni. La vittima non reagiva nemmeno più alle botte. Aveva, come minimo, perso i sensi. Improvvisamente una voce sibilante, in una lingua sconosciuta, fermò i due picchiatori. Era un uomo, completamente pelato, dal cranio tatuato. Con quella sua misteriosa parlata melliflua, si avvicinò al poveretto riverso a faccia in giù sul selciato, immobile. Poi il pelato smise di parlare, gli sputò, e gli piantò un pugnale di un palmo tra le scapole, fino all’elsa. Era evidente che voleva essere certo che morisse. Poi i tre, chiacchierando e ridendo, si allontanarono. Marinai Mulhorandi, probabilmente… o Thayan.
Quando fu certo che quei tre balordi fossero lontani a sufficienza, Lothar si avvicinò al corpo riverso a terra. Quel pover’uomo era irriconoscibile. Il volto era stato sfigurato a suon di calci e pugni. L’unica cosa che si vedeva tra tutto quel sangue, erano i capelli, corti e brizzolati.
Come i suoi.
Qui gli venne l’idea. Frugò rapidamente il cadavere, intascandosi ogni suo avere, e gli infilò in tasca la lettera che stava leggendo poco prima e un coltello.
Fece appena in tempo che un “Fermo là!” alle sue spalle lo fece trasalire. Erano due guardie, dalle picche puntate verso di lui.
“Calma! Calmi, signori, posso spiegare! Non sono stato io, stavo solo accertandomi che quest’uomo fosse ancora vivo. L’ho trovato così”.
“Potete provare quel che dite?” Rispose quello di destra.
“Beh… sì, direi di sì...” rispose Lothar. “Innanzi tutto sono pulito. Se fossi stato io sarei ricoperto dal suo sangue, non trovate? Inoltre quest’uomo è stato picchiato a morte, e io non ho un segno nelle mani… e non ho guanti...”
“Troppo poco!” Disse ancora quello di destra.
“Piantala, Klensen” Esordì quello di sinistra. “E’ evidente che il saer, qui ha ragione.”
“E come fai a dirlo, Gram? Io dico che è lui l’assassino!” Insisteva quello di destra.
La guardia di sinistra gli tolse la picca di dosso, senza considerare il collega, e si avvicinò al cadavere. “Lo conoscevate?”
“No, non ho idea di chi sia… e credo che nemmeno sua madre lo saprebbe riconoscere, ridotto così”
La guardia annuì, e si mise a frugarlo. Trovò la lettera, e ci cascò come una pera. La lesse rapidamente e sbiancò. “Per tutti gli dei, che fortuna. Ehi, Klensen, lo sai chi è questo qua?” disse poi rivolto al collega. “E’ Lothar Crane, il pirata evaso una settimana fa”.
“Davvero?” disse l’altro. “C’era una ricomp...”
“Taci, idiota!” lo zittì. “E voi potete andare, siete scagionato da ogni sospetto. Via, sparite!”
Lothar non se lo fece ripetere, e in un secondo scomparve dalla loro vista.
Gram e Klensen, ridacchiava. L’idiozia di quei due lo aveva reso un uomo libero, finalmente. Lothar Crane, il pirata, il ladro, il criminale, l’evaso, era morto.
Tutto grazie allo zelo di Gram e Klensen. Adorava quei due. Tanto che, alla porta settentrionale, quando la guardia gli chiese il nome, gli venne naturale dire: “Gram Klensen, signore”.
La guardia diede un’occhiata ad una lista, poi disse: ”Passate pure.”
E così, Gram Klensen sorridendo alla vita, prese la stada per Mistledale.
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Thrain Stoneshield
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