12-11-2017, 16:48
*La grafia sembra meno precisa, come se la mano che verga le lettere fosse scossa o turbata. Sui bordi vi sono ogni tanto simboli ed annotazioni rituali, oltre a note per possibili ricerche e studi. Alcune note sono aggiunte in momenti diversi come fosse state riprese nel tempo dopo studi approfonditi.*
Come erano finiti in quell'Incubo e soprattutto come ne erano usciti? Di certo non erano più gli stessi, di certo lui sentiva che qualcosa era cambiato.
Erano partiti per la consueta spedizione nelle terre delle bestie, ma quel giorno quello che trovarono fu un luogo simile ed al contempo diverso. Presto vennero assediati da creature mutate. Su animali ed alberi crescevano occhi, aculei, tentacoli senza alcuna logica o connessione apparente. Tutto sembrava mischiarsi come in un sogno. I continui avvertimenti di Julius su ragni giganti erano diventati qualcosa di superfluo. Tutti ormai erano consapevoli che in quel luogo stava accadendo qualcosa di sconvolgente.
Purtuttavia andavano avanti.
"Perchè lo facevamo?" l'inutile domanda che si ripeteva nella mia mente. Domanda subito seguita dall'esclamazione: "Siamo pazzi!"
Presto la situazione si fece sempre più complicata, venivamo attaccati da insetti di ogni genere e dimensione, oltre ad essere colpiti dalla fauna locale, che naturalmente era ormai divenuta aliena, con occhi e tentacoli oltre a zanne in ogni dove. L'unica cosa che ormai faceva da sottofondo a quell'orrore continuo era un suono, o meglio un sibilo di fondo, sempre più forte che perforava la mente fin nel più profondo della coscienza, rendendo impossibile anche solo concentrarsi sul difendersi.
Ognuno stava dando il massimo come poteva, di certo la volontà di Aldric riusciva a dare una guida al gruppo. Nathan e Julius con al fianco Exem fronteggiavano con la loro fisicità il nemico, ma era evidente che più andavano avanti e più arduo era opporsi al nemico.
"Ma quale nemico?" ormai tale domanda era divenuta l'unico motivo per proseguire. O forse era il timore di restare per sempre con tale dubbio a rendere la fuga peggiore dell'andare avanti.
Darsa e Majuk anche in quella folle situazione non smettevano di punzecchiarsi, ed in particolare Majuk era come assorbita da ogni elemento di quel folle paesaggio. Io, dal canto mio, cercavo solo di venire a capo di quell'orrore. Doveva pur avere un origine tutto ciò.
Poi quando fummo innanzi ad una immensa voragine nel terreno occupata da un enorme occhio che ci osservava, al fine iniziammo a capire. Quello che stava accadendo era una sovrapposizione o collegamento tra il nostro Piano Materiale ed il piano del Regno della Follia. Di certo quello che stava accadendo era un folle lucido incubo. Cercare di comunicare con quell'occhio fu naturalmente inutile, ma almeno il suono che stava portandoci alla follia sembrava finito. Ma nuovamente fummo attaccati, molti di noi caddero incoscienti altri dovettero opporsi con fatica. E cosa più sconvolgente, sul braccio di Darsa ora campeggiavano degli occhi come quelli che finora ci avevano scrutati. Quando ormai eravamo sul punto di ritirarci sperando di poter trovare una cura per Darsa lontano da lì, un essere comparve sul lato opposto della voragine. Era un essere dalle sembianze di una persona. Era avvolto in abiti logori, simili ad un sudario ed al collo teneva appesa una campana.
Ci avvicinammo, sperando probabilmente in una possibilità di comunicare. Ma quello che si palesò ai nostri occhi avvicinandoci era qualcosa di raccapricciante. L'essere era completamente avvolto da bende e stracci sporchi ed imbrattati di sangue. Il suo volto, ricoperto di bende, lasciava scoperti occhi iniettati di sangue ed una bocca squarciata ricolma di denti che colava bava non avendo labbra per trattenerla.
Delle parole incomprensibili vennero pronunciate dall'essere. Neanche io conoscevo quella lingua come i miei compagni, erano suono duri e confusi, davano quasi dolore alle orecchie sentirli pronunciare. Aldric usò un incantesimo per comprendere linguaggi, ma dovette presto interrompere l'incanto poichè comprendere quelle parole era follia pura che si faceva strada nella sua mente.
Fu allora che tra le varie parole se ne riuscì a comprendere una che sembrava il nome di Majuk, ma non si poteva essere certi di ciò. Di sicuro c'era che lady Zarhkath era innanzi a tutti a noi come attirata da quella situazione.
In quel momento l'essere infilò una mano tra le sue bende ed estrasse qualcosa da dentro di se lasciandolo cadere a terra. Poi si lanciò nella voragine della terra.
Tutti noi eravamo interdetti e sconvolti, cosa fare? Con Aldric e Darsa iniziammo a studiare l'oggetto in terra che ormai avevamo compreso essere un simbolo sacro di Bane. Anzi per essere più precisi sembrava proprio lo stesso simbolo di Aldric. Ciò sembrava impossibile, ma daltronde in quel folle incubo non poteva essere contemplata la parola impossibile. Riuscimmo io e Darsa a capire che tutto intorno a noi c'era la presenza di aure magiche della scuola di Evocazione e Trasmutazione, ma il simbolo non emanava alcuna magia. Era di certo un oggetto comune del nostro piano materiale. Notammo quindi delle tracce di sangue lasciate lungo il terreno da quell'essere. Le tracce provenivano dalle rovine del tempio poco lontano. A quel punto con due dei nostri compagni colpiti da mutazioni, ed Aldric che ormai voleva comprendere perchè quell'essere avesse un simbolo sacro del suo dio, ci decidemmo ad entrare. Scorgemmo allora sulla porta uno spadone nero logoro che vi era conficcato come a barricarla. La cosa inaspettata era che lo spadone sembrava proprio l'arma di Nathan.
Dopo un primo momento di esitazione Majuk, ormai quasi folle di rabbia, sfondò la porta ed iniziammo la nostra discesa in quell'oscuro tempio.
O meglio dovrei dire iniziammo il nostro cammino in quei "Giardini di Follia".
Affrontammo nemici di ogni genere, ma quello per cui non eravamo di certo pronti fu trovare lungo la via quei segni e quei cadaveri. Anzi dovrei dire i nostri cadaveri. Eravamo sparsi e posti in pose scomposte. Alcuni di noi smembrati. Cercavamo di dominare l'orrore mentale deridendoci o schernendoci, ma ognuno di noi sapeva in cuor suo che se quello non era un incubo allora doveva essere un presagio.
Vedere il mio corpo scomposto inchiodato ad un muro con la bocca strappata via come da un morso, mi raggelò. Feci del mio meglio per controllare il desiderio di fuggire e segui i miei compagni. Ero certo che anche gli altri stavano provando sensazioni simili. Poi osservai Majuk e vidi che stava sanguinando copiosamente e la sua bocca ormai era squarciata. Usando degli stracci si bendò mentre noi tutti si avanzava per gli antichi cunicoli sporchi e mefitici. Infine entrammo nell'enorme sala dell'altare un tempo dedicato a Bane. Fu lì che trovammo gli ultimi resti di uno di noi. Erano quelli di Aldric sparsi ovunque.
In quel momento vidi, insieme agli altri, la campana che era appesa al collo dell'essere bendato. Era posta sull'altare. Aldric corse avanti per afferrarla, ma nello stesso istante in cui egli la prendeva, la mano di Majuk gli afferrò il braccio e con un movimento quasi impercettibile glielo spezzò. Restammo tutti immobili e sconvolti. In un istante che durò secoli vedemmo Majuk prendere la campana ed appendersela al collo e finire di avvolgersi in bende e stracci. Poi ci guardò e noi la vedemmo. Era divenuta lo stesso essere che avevamo visto sul bordo della voragine.
Fu allora che comprendemmo. Majuk avrebbe ucciso tutti noi rendendoci quello che avevamo visto lungo la via. Iniziò da Aldric che non ebbe quasi possibilità di opporsi. Fu smembrato a mani nude e lanciato in giro. Quello che seguì fù un incubo reale. L'orrore di conoscere il modo e momento della propria morte. Vidi Julius ed Exem venire uccisi e portati fuori dalla stanza per essere posti probabilmente dove li avevamo visti. Vidi Nathan e Darsa scappare mentre io mi trovavo ormai innanzi a Majuk o a quello che ormai era divenuta.
Alzai la mia mano per lanciare gli ultimi dardi incantati dalle mie dita. Assaporai la Trama scorrere un ultima volta nella mia carne. Poi vidi la sua mano prendermi per il collo, sollevarmi. Mi guardo per un istante con i suoi occhi ingordi e folli, sorrise o almeno quello sembrava.
Mi baciò.
E mentre i suoi denti premevano sulle mie labbra, improvvisamente li sentii scattare e strapparmi di netto la bocca. Il resto fu un esplosione di sangue ed oscurità.
Quando ripresi i sensi ero ancora nella terra delle bestie. Ero con i miei compagni innanzi alla voragine. C'era pure Majuk, ma senza la campana e le bende. Eravamo normali, ma ciò che ci circondava era ancora il luogo di follia. Nuovamente l'essere bendato apparve sul lato opposto della voragine. Iniziò a parlare con una voce imponente.
"SZHATF SZZERION
AKRHEN SHDERT ANAT"
Mentre Aldric sembrava assorto in una preghiera percepii che i due piani stavano dividendosi. Saremmo potuti rimanere intrappolati. Pensai che la voragine potesse essere la via di uscita ed anche Majuk lo riteneva. Poi Aldric gridò di allontanarci da essa e scappare. Sembrava certo poichè la presenza del suo dio non si percepiva dalla voragine. Mi fùusufficiente come motivazione. Seguii lui ed i miei compagni in una folle corsa lontano da quel luogo. E più distanza mettevamo tra noi e quel posto più ci sembrava di tornare alla nostra realtà.
Infine un enorme boato, come di qualcosa che si spezza ci raggiunse da lontano. I due piani si erano divisi. La pioggia iniziò a scendere dal cielo. Ce l'avevamo fatta. Eravamo salvi. Provati, ma salvi.
Lungo la via sino a Peldan's Helm nessuno disse nulla. Ognuno avvolto dal suo silenzio sotto la pioggia battente che lavava i nostri corpi, ma non le nostre menti.
Non riuscivo a smettere di pensare a quanto accaduto. Guardai Majuk avvolta nella sua oscurità, mi sfiorai con la mano la bocca e un brivido mi percorse il corpo.
Il bacio di morte nei Giardini della Follia si scolpì nella mia mente per sempre.
Leonides Nathos
Sek Nefer
Ramses Amosis
Kal Strike