21-10-2020, 16:31
(Questo messaggio è stato modificato l'ultima volta il: 23-10-2020, 01:31 da Kickapoo.)
Ciò che ribolle nel sangue
Cantiere Morris-Mare della Luna-Ches 1391
"Il dolore conduce all'amarezza, l'amarezza alla rabbia ; viaggia troppo in quella direzione e perderai la via"
Spalanco gli occhi di colpo tuffandomi in un mondo senza luci e colori, ci metto un attimo per ricordarmi dove sono e il profumo della sua pelle e dei suoi capelli da un vivido strattone alla mia memoria. Il suo corpo giace nudo sul mio su un divano troppo piccolo per contenerci entrambi, questa di passare la notte insieme sta diventando una piacevole abitudine e se la stanza potesse parlare, racconterebbe storie che farebbero arrossire anche l'Albero Maestro. Le sfioro la schiena con i polpastrelli in una carezza riconoscente, le devo moltissimo ma questa volta il mio risveglio è stato diverso, sguscio più silenziosamente possibile dal caldo abbraccio del suo corpo e dalla morbida stoffa del divano. Mi affaccio alla finestra dell'ufficio scostando una tenda chiusa e la luce della luna mi mostra di nuovo i colori del mondo.
L'ho sognato, non mi capitava ormai da parecchio... ho sognato le mie mani sporche del suo sangue e lo sguardo dei miei fratelli e compagni indugiare su di me con rabbia, delusione e vergogna. Potessi tornare indietro fratello mio fermerei la mia mano, ucciderei me stesso se fosse necessario. E' incredibile come il dolore dell'anima non venga mai capito, se ti becchi una pugnalata o un colpo da balestra c'è chi pensa a rattoppare e guarire le tue ferite, se ti rompi una gamba te la steccano, se hai il cuore a pezzi e sei cosi disperato da non riuscire a dirlo se hai la gola stretta dal morso della rabbia, non se ne accorgono neanche. Eppure il dolore dell'anima è una ferita molto più grave di una pugnalata o una gamba rotta, le sue ferite sono assai più profonde e pericolose. Sono ferite che non guariscono, quelle, ferite che ad ogni pretesto ricominciano a sanguinare.
Mi ritrovo a stringere i pugni con tanta forza da farmi sanguinare le mani, ecco il suo feroce e furioso richiamo. Sento il petto bruciarmi come se il cuore e i polmoni andassero a fuoco, vorrei strapparmi la pelle dalla carne e balzare fuori dalla finestra colpendo chiunque incroci la mia strada, rabbia atavica e folle che graffia e scalcia per venire al mondo. Apro la porta dell'ufficio e vado fuori, nudo sotto il cielo stellato e la luna, se avessi ancora lacrime da versale probabilmente ora crollerei in ginocchio e in lacrime sotto il peso della mia colpa e invece resto solo...
Con ciò che ribolle nel sangue.