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[Q] Apocalisse - da Father Lymic a Hillsfar...
#46
PT I - l' ultimo rituale

La parte più difficile forse è stata proprio ignorare i combattimenti intorno a noi, tutte quelle... mostruosità venute proprio per fermaci. Fare come se non ci fossero, fidarsi dei propri compagni per la propria salvezza, consapevole delle ripercussioni di un nostro fallimento... e non potermi fermare nemmeno per.. un'ultima... misera palla di fuoco. Soprattutto quando quel coso insettoide riuscì a distrarmi saltandomi addosso solo per schiacciarmi con la sua carcassa già morta. Rimbeccata da Elfeor mi liberai da quello schifo di dosso per rimettermi al lavoro senza permettere più a niente di distrarmi. La forza della mia determinazione si chiama incazzatura. Oppure testardaggine, per gli amici educati. Tracciare le ultime rune richiese un'eternità di tempo, scandita da urla oramai del tutto indistinte tra mostri e uomini nella furia battagliera, eppure quando il cerchio si chiuse, per un attimo, un solo piccolissimo istante, avrei voluto più tempo. Ma quello era proprio ciò che non avevamo più.

Ironia della sorte avevo compreso proprio io cosa mancava nel rito pensato da un Elfeor ormai prossimo alla follia, rendendomi conto proprio mentre lo spiegavo che ero l'unica cosa vivente a disposizione per completarlo. Coraggiosa dice Annette... mi sa che l'avevo presa più come uno scherzo. Elfeor ripeteva che non ero obbligata. Era palese non mi rendessi conto davvero di cosa mi aspettasse, insomma tutti conosciamo la morte ma di solito i morti non tornano a dirti com'è andata. Di solito. Chiesi solo di non dire nulla agli altri, non volevo mi fermassero, e che l'anello del mio defunto padre fosse mandato a mio figlio nel Damara. A lui avevo fatto una promessa e mi ero immaginata circa 34 modi migliori per mantenerla. Annette già piangeva. Annette mi spaventava a morte!
Mi resi conto davvero di cosa stavo lasciando quando uscendo dalla Torre mi trovati davanti quel rompiscatole di Davian. Io.. no cioè.. nessuno può avere così tanto potere da centrare come lui i momenti meno opportuni. Ci conosciamo da quanto? Due.. Tre... anni... Per quale astrusa congiunzione planetaria mi viene a chiedere di seguirlo a Hillsfar per ricominciare insieme a... Perdonami Kossuth. Ma potevi anche dargli il potere della socievolezza, ad esempio. Chissà se ora si ricorda cosa risposi, che ne avremmo riparlato... Fu strano per me rispondergli così calma, persa da altri pensieri. In qualunque altro momento nulla mi avrebbe trattenuta dal fargli spiccare un'accelerazione discendente oltre il muretto.
Anche gli altri arrivarono su ormai incapaci di sopportare la forzata inattività dell'attesa. Avevo troppo pensieri in testa per rispondere loro precisamente, non volevo sospettassero. Domande del tipo se il rito ci avrebbe salvati tutti.. eccerto, basta sopravvivere al rito, dissi io. Andai via, vedendoli mi rendevo conto che.. chi più chi meno... mi sarebbero mancati tutti. Ma ero l'unica che poteva fermare questa cosa. Avevamo tentato di tutto, ma nemmeno i circoli demoniaci erano bastati. Serviva uan grossa quantità di energia vitale, quella di un arcielfeor e di uno degli elementi di cui è composto il nostro piano. Tipo quella di una genasi del fuoco.

Forse ho sbagliato, la parte più difficile arrivò dopo. Quando Elfeor mi prese per mano per scendere sotto lo squarcio, cominciammo a salmodiare il rito vero e proprio. La parte più complicata, si trattava di Alta magia elfica ed il mio controcanto doveva intrecciarsi alle parole di Elfeor. Ben presto venimmo avvolti dalla una argenteo-dorata. Le mie mani cominciarono a infreddolirsi e nel contempo sentivo il calore eccessivo proveniente dall'interno che veniva incanalato producendo dei filamenti di luce uniti a quelli di Elfeor fino a toccare lo squarcio e rimbalzare sui cristalli infranti dell'Albero delle Vie.
Oggi non saprei dire se fu doloroso, tutto ciò che contava era che funzionasse, non ci importava altro. Sentivo il corpo sfaldarsi ma ero ancora cosciente, tanto da rendermi conto che nella mia pergamena mancava un pezzo del rituale. Elfeor non si era sbagliato, mi stava dando l'opportunità di salutare i miei compagni. Non mi capita spesso di voler abbracciare qualcuno, ma tanto non potevo muovermi. Li guardai uno ad uno imprimendo i loro volti così come volevo ricordarli. Avevo mille cose da dire a ognuno e così poco tempo per farlo. Optai per l'unica parola importante che avevo nel cuore. Addio..

[continua]
"Come ti chiami?" "Echo" "Echo?" "Echo"
[Immagine: d74f984f6804a4af70519c18280b3419.jpg]
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