03-10-2019, 12:58
(Questo messaggio è stato modificato l'ultima volta il: 03-10-2019, 13:01 da mighelio.)
Da tempo nutrivo dubbi sul mio futuro, sul percorso intrapreso nel corso di questi anni: combattere per vivere e al contempo vivere per combattere. Non credo abbia mai fatto davvero per me e finalmente l’ho capito.
Da quando sono arrivato nelle valli ho incontrato molte persone con i più disparati talenti, che mi hanno fatto capire quanto sia importante seguire una strada, la propria strada, senza nessun tipo di imposizione. Cosa significa questo? Semplice, non mi sento tagliato per stare in prima linea né per andare in giro bardato come una stufa. Non mi piace combattere, lo faccio se ne sono costretto ed in quel caso voglio stare più leggero, magari colpendo dalla distanza, ma soprattutto voglio assecondare quello che mi piace davvero. Adoro esplorare zone sconosciute, prendere appunti di viaggio, fare qualche schizzo e soprattutto stare all'aria aperta a contatto con la natura: non esattamente un guerriero senza macchia e senza paura no? Non so se Jorah potrebbe essere d’accordo con questa mia decisione ma è lui che mi ha dato la possibilità di fare anche questa scelta, nel bene o nel male. In ogni caso non è qui né per consigliarmi né per giudicarmi vorrei che lo fosse, ma non è così. Me la devo cavare per conto mio, il che mi porta a parlare degli incontri inaspettati che ti cambiano la vita.
È da giorni che rifletto sul mio destino qui. Ci sono molte persone straordinarie e alcune le ho anche conosciute, così ho capito che non posso aspirare a raggiungere il loro livello lasciando un segno su queste terre, non come avventuriero. Dovevo reinventarmi e la cosa, lo ammetto, mi stava facendo diventare un musone fastidioso, sempre a lamentarmi con tutti di quanto fosse difficile la mia vita… la classica persona che non vorrei mai frequentare. Poi ho re incontrato lei, in diverse occasioni. Abbiamo parlato in locanda, scherzato a tavoli affollati da diversi avventori, suoi compagni di avventure o semplici conoscenti. Si è anche offerta di farmi da insegnante di elfico e, visto il suo retaggio, non potevo trovare insegnante migliore. Poi da soli, alcune volte, con questa donna dalla bellezza quasi ammaliante, capace di farmi parlare di cose che non credevo poter dire a nessuno, che sa prestare attenzione alle parole andando oltre la superficie visibile a tutti. Sono riuscito ad aprirmi davvero come non avevo fatto mai, dando fiducia a una persona che avevo conosciuto da poco e lei ha fatto altrettanto, come si trattasse di uno scambio di tacite promesse di silenzio, spinte dal desiderio di non nascondersi agli occhi dell’altro. Non voglio riportare qui le parole che ci siamo detti, sarebbe come infrangere quella muta promessa, ma le serberò sempre nel mio cuore, infinitamente grato di quella chiacchierata al Velo di Velluto.
Mi hai spinto a perseguire una via che avevo davanti ma che non avevo il coraggio di intraprendere anche se, ora come ora, in cambio non posso darti null'altro se non la mia eterna amicizia. Grazie Velyahn.
*Per la prima volta, nel suo taccuino appare un ritratto a colori: e raffigurata una donna elfica con i capelli rossi e gli occhi verdi. Guardando in successione tutte le tavole prodotte, questa è decisamente la migliore e la più curata, come se, a differenza delle altre, fosse figlia di un lungo lavoro e non dell’ispirazione del momento.*