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[Darsa Naur] Voci crepitanti dell'anima
#74
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Tra i vaghi ricordi della mia breve infanzia,
ci sono le favole che mio padre inventava per rispondere alle mie mille domande.
Come quella sera che guardando le stelle cadenti nel cielo,
le puntavo col dito meravigliata, chiedendo perchè mai precipitassero.
Allora mi diceva che non erano stelle, erano la speranza, ma era un segreto che non dovevo dire a nessuno.
"E perchè?" subito chiedevo incuriosita e allora mi parlava dei Janessar.

La voce profonda dell'uomo ispirava sicurezza, ma anche un certo timore nel ragazzo, che scosse il capo infuocato in senso di diniego. "Ecco, ero certo che non ci avevi mai sentiti nominare. Cavalchiamo in una zona molto lontana a nordest della Cenere di Lanie, una regione isolata da quel poco di civiltà che esiste nel deserto." Aruk era il nome del piccolo genasi e si limitò a fissarlo con i suoi grandi occhi brillanti.
"Devi sapere che io, insieme ad altri valorosi guerrieri, faccio parte di un gruppo chiamato Janessar. Noi difendiamo i confini della Cenere di Lanie dalle incursioni dei predoni oscuri e ci facciamo portavoce di una causa santa e giusta: la causa della Libertà." Aruk sgranò gli occhi con fare incerto. "Che cos'è la libertà?" chiese, e questa fu la sua prima domanda, la prima di molte.

Mio padre non era affatto uno di quei cavalieri, almeno credo...
Era solo un uomo che sperava di addormentare la sua bambina con storie di eroi e uomini coraggiosi,
insegnandole a non dare mai per scontate le cose importanti della vita.
"E che cos'è la libertà, padre?" Non immaginava nemmeno che di lì a poco sarebbe diventata un ricordo lontano.

Oh nemmeno per Aruk fu facile capire il senso di quella parola. Shazar - così si chiamava il cavaliere - gle lo spiegò prendendolo con sé e mostrandogli la propria vita. Costui si batteva con coraggio per l'ideale in cui credeva, correndo enormi pericoli pur salvare i bisognosi e rendere il Neir un posto migliore. Si spacciava per una guardia o qualche altro pezzo grosso e con qualche scusa portava via quanti più schiavi poteva liberandoli.
Aruk dovette dare il meglio di sé seguendolo tra le dune del deserto, imparando a sopravvivere nei posti più ostili e combattere senza paura per guadagnarsi un posto al suo fianco. Quando divenne uomo i Janessar gli donarono l'Anello della Speranza: un oggetto magico tenuto in grande considerazione fra questi coraggiosi, perchè si ottiene solo realizzando un'impresa.

Ed io ero la più felice delle bambine, seduta sulle ginocchia del mio più grande eroe,
mentre cercavo di sfilare il suo anello dalla grande mano calda.
Mio padre rideva dicendo che no, quello non era l'Anello della Speranza, ma era anch'esso magico.
Un giorno sarebbe stato mio ma la sua storia me l'avrebbe raccontata un'altra volta, un'altra sera, che non ci fu mai.

L'Anello della Speranza, invece, aveva il potere di sprigionare un bagliore di luce nelle notti senza luna, l'illusione della scia di una stella cadente che solca il cielo a gran velocità. Era un segnale per avvisare altri Janessar nelle vicinanze che uno di loro si trovava in grande pericolo. Seguendo la scia di luce, che riconoscerebbero fra altre mille, i compagni potevano raggiungerlo e soccorrerlo prontamente.
Aruk e Shazar oggi vagano per le distese sabbiose di Lanie coperti da lunghe mantelle bianche, cavalcando neri purosangue, pronti a lottare fino all'ultima goccia di sangue. E quando vedi nel cielo una stella cadere giù, ora sai che stanno combattendo le loro battaglie. Ma se i loro nemici lo scoprissero, allora li troverebbero e farebbero una brutta fine. Per questo non devi dirlo mai a nessuno. Hai capito bene mia cara?

"Nemmeno alla mamma?" da allora fu il nostro segreto..
Chissà se fossero proprio Aruk e Shazar che speravo di trovare correndo dietro ai bagliori delle stelle.
Chissà se trovando invece qualcun'altro e qualcos'altro, allora pensai che il nemico ci avesse infine scoperti.
Nessun cavaliere venne mai in mio soccorso, ma la speranza non la persi mai e lottai, stringendo al dito l'anello di mio padre.

Può darsi che mio padre si sia inventato il deserto della Cenere di Lanie e l'Anello della Speranza,
ma io so che quei cavalieri esistono davvero.
L'ho sempre creduto e ora che la sacerdotessa li ha trovati, ora che ci aspettano, non se potrò raggiungerli.

Maledetto Narlgathra!


***
(cit. "Racconti della Notte Eterna" – Jason R. Forbus, Francesco Farina, Ilaria De Crescenzo)
"Come ti chiami?" "Echo" "Echo?" "Echo"
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RE: [Darsa Naur] Voci crepitanti dell'anima - da Denoela - 24-01-2019, 17:31

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