04-11-2018, 13:08
(Questo messaggio è stato modificato l'ultima volta il: 04-11-2018, 13:12 da Lochran.)
Musica, una musica calda e incalzante, seducente.
Sorrisi velati da sete multicolori.
Risate, parole, risate ancora.
Lei si avvicina, sinuosa. Il suo corpo aderisce a quello del genasi.
Avvicina il viso velato al suo, lentamente, dolcemente.
Alza il velo e nell'esatto istante in cui le labbra dei due si toccano...
Realgar si svegliò.
Si era accampato nella campagna tra Ashabenford e l'Opale d'Acqua.
Era quel momento in cui la notte stava per cedere il posto all'alba, ma alba ancora non era. Gli animali notturni tacevano e quelli diurni non si erano ancora svegliati. Era l'unico attimo di silenzio della natura.
Il genasi si alzò cercando disperatamente di trattenere la memoria di quel sogno, ma era come sabbia tra le dita. A poco a poco sfumò e si perse nell'oblio.
Sospirando, andò al ruscello a lavarsi il volto, meditabondo.
Tre anni di schiavitù non erano riusciti a smuoverlo quanto una serata in quella strana locanda che era l'Opale. In una notte aveva visto meraviglie e aveva assaporato...
Si sedette sul bordo del ruscello. L'acqua cristallina scorreva sufficientemente lenta da specchiare il volto roccioso dell'essere che lo guardava.
Aveva parlato con un drago... molto giovane, chiacchierone, ma era una cosa stupefacente, un essere splendido. Persino Shedrimnes, che giocava sempre a fare la donna che aveva visto tutto, si era emozionata parlando con quel cucciolo.
E poi la gara di bevute.
E il premio.
Grimm l'aveva proposta, ma Realgar l'aveva vinta.
E il premio era stato un bacio da Shedrimnes. E lei, amante di quel gioco, aveva deciso che quel bacio doveva essere memorabile.
E lo fu.
Ripensò al contatto con le sue labbra, al suo sapore, alla sensazione che si era svegliata in lui, dolce, intensa.
Ma non sconosciuta.
Quel bacio gli aveva ricordato di essere di pietra solo per metà, gli aveva ricordato che anch'egli aveva sangue nelle vene, che scorreva come quel ruscello davanti a sé, placido, oppure come le rapide di un fiume in piena. Ma quel bacio aveva acceso anche qualcos'altro nella sua mente, una indefinibile sensazione di già vissuto, sfuggente quando tentava di focalizzarla, ma da quel momento sempre presente in un remoto angolo del suo essere.
Meditò a lungo su questo. Non si rese conto che i primi uccelli del crepuscolo si erano svegliati e avevano cominciato il loro canto. Non si rese nemmeno conto quando il cielo cominciò a schiarire, colorando l'orizzonte orientale di rosso, e dopo, quando il sole si levò, preannunciando una splendida mattina.
Quando si alzò il sole era già alto.
Si guardò intorno quasi commosso, non riuscendosi ancora ad abituare alla bellezza di quel mondo, poi smontò il bivacco, raccolse la sua roba e si allontanò.
Sorrisi velati da sete multicolori.
Risate, parole, risate ancora.
Lei si avvicina, sinuosa. Il suo corpo aderisce a quello del genasi.
Avvicina il viso velato al suo, lentamente, dolcemente.
Alza il velo e nell'esatto istante in cui le labbra dei due si toccano...
Realgar si svegliò.
Si era accampato nella campagna tra Ashabenford e l'Opale d'Acqua.
Era quel momento in cui la notte stava per cedere il posto all'alba, ma alba ancora non era. Gli animali notturni tacevano e quelli diurni non si erano ancora svegliati. Era l'unico attimo di silenzio della natura.
Il genasi si alzò cercando disperatamente di trattenere la memoria di quel sogno, ma era come sabbia tra le dita. A poco a poco sfumò e si perse nell'oblio.
Sospirando, andò al ruscello a lavarsi il volto, meditabondo.
Tre anni di schiavitù non erano riusciti a smuoverlo quanto una serata in quella strana locanda che era l'Opale. In una notte aveva visto meraviglie e aveva assaporato...
Si sedette sul bordo del ruscello. L'acqua cristallina scorreva sufficientemente lenta da specchiare il volto roccioso dell'essere che lo guardava.
Aveva parlato con un drago... molto giovane, chiacchierone, ma era una cosa stupefacente, un essere splendido. Persino Shedrimnes, che giocava sempre a fare la donna che aveva visto tutto, si era emozionata parlando con quel cucciolo.
E poi la gara di bevute.
E il premio.
Grimm l'aveva proposta, ma Realgar l'aveva vinta.
E il premio era stato un bacio da Shedrimnes. E lei, amante di quel gioco, aveva deciso che quel bacio doveva essere memorabile.
E lo fu.
Ripensò al contatto con le sue labbra, al suo sapore, alla sensazione che si era svegliata in lui, dolce, intensa.
Ma non sconosciuta.
Quel bacio gli aveva ricordato di essere di pietra solo per metà, gli aveva ricordato che anch'egli aveva sangue nelle vene, che scorreva come quel ruscello davanti a sé, placido, oppure come le rapide di un fiume in piena. Ma quel bacio aveva acceso anche qualcos'altro nella sua mente, una indefinibile sensazione di già vissuto, sfuggente quando tentava di focalizzarla, ma da quel momento sempre presente in un remoto angolo del suo essere.
Meditò a lungo su questo. Non si rese conto che i primi uccelli del crepuscolo si erano svegliati e avevano cominciato il loro canto. Non si rese nemmeno conto quando il cielo cominciò a schiarire, colorando l'orizzonte orientale di rosso, e dopo, quando il sole si levò, preannunciando una splendida mattina.
Quando si alzò il sole era già alto.
Si guardò intorno quasi commosso, non riuscendosi ancora ad abituare alla bellezza di quel mondo, poi smontò il bivacco, raccolse la sua roba e si allontanò.
Realgar
Thrain Stoneshield
Thrain Stoneshield