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Dopo le ultime cose che erano accadute Hellen si allontanava spesso da sola.
Rimaneva fuori città per giorni ad allenarsi e a riflettere.
Quando rientrava passava in sede dai Lupi per leggere la bacheca e controllare cosa combinavano i compagni.
Poi se non era in chi sa quale posto si intratteneva con Luth per una birra.
Poi un giorno mentre si trovava al porto sentì dei marinai parlare di un viaggio a Tantras per degli affari.
Il giorno dopo era in viaggio sulla nave.
Le parole del suo vecchio maestro avevano acceso in lei il desiderio di scoprire cosa era successo quella notte e capire se era in grado di rintracciare Robert.
Una volta sbarcata si recò in locanda per ascoltare e capire che aria tirava da queste parti.
Poi si reca sul posto dove era avvenuto l'attacco cercando di non farsi notare.
Mette in pratica quelle poche cose apprese da Luth e Echo durante le varie avventure passate assieme per cercare qualcosa di utile.
" Ah Luth , ti avevo detto che saremmo venuti assieme.... magari la prossima volta "
Hellen'Alena'Snyder - Anthony Webber Lo Stregone - Nathan Lore il Guerriero Nero - Malena Lianarth Sacerdotessa del Cavaliere
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Era abituato alle assenze di Hellen quindi inizialmente non ci fece caso ma mentre i giorni passavano iniziò ad essere preoccupato visto che quando lei aveva deciso di allontanarsi lo aveva avvertito, poi un pensiero iniziò a farsi insistente fino a che decise di andare al porto per avere informazioni sulle navi partite nelle ultime settimane.
Iniziò anche a frequentare la locanda di Lucas nonostante avesse sempre cercato di evitare quel locale e quando un vecchio marinaio gli parlò di una nave salpata parecchi giorni prima con destinazione Tantras fu tutto chiaro e la sua prima reazione fu un pugno sul tavolo dicendo: "Lo dovevo immaginare".
Ringraziò il vecchio e uscì dalla locanda quasi travolgendo due marinai che stavano entrando e si avviò verso la sede dei cacciatori mentre era tormentato da sentimenti contrastanti: la rabbia per non poterla aiutare nelle ricerche, la delusione per non essere stato coinvolto e la preoccupazione per i pericoli che sicuramente avrebbe dovuto affrontare da sola.
Si chiuse in camera e cercò di affrontare la situazione con calma e presto scartò l'idea iniziale di raggiungerla, come avrebbe fatto a trovarla in una grande città che non conosceva e in cui lei cercava di non farsi notare e dove quindi probabilmente si aggirava con un qualche travestimento, solo i suoi occhi verdi non poteva aver cambiato ma era veramente troppo poco per trovarla tra migliaia di giovani donne.
Poi con freddezza cercò di restare calmo e valutare il rischio che Hellen stava correndo e si rese conto che era poi così indifesa e che anzi spesso era stata lei a tirarlo fuori dai guai, questo lo tranquillizzò un po'.
Restava comunque il problema che partita lei, che era il suo contatto con Kamal, lui per il momento avrebbe potuto fare poco per il problema che aveva ereditato dai suoi cugini.
Il desiderio che lei tornasse sana e salva al più presto lo assalì e fece quello che raramente faceva, si voltò verso l'altarino che Echo gli aveva fatto trovare in camera e pregò Helm perché proteggesse Hellen, la stessa scena si ripeté spesso nei giorni seguenti.
Tutto questo non evitò che nei giorni seguenti si trovasse a pensare a lei molto più spesso di quanto facesse di solito, come se saperla lontana e non vederla generasse il bisogno di rafforzare il ricordo di tutto di lei, di ogni dettaglio del suo viso, della sua voce, del suo modo di muoversi.
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Quando Hellen si era imbarcata, Hillsfar stava attraversando un periodo stranamente tranquillo. La compagnia mercenaria Rathwood continuava a lavorare, ritagliandosi uno spazio sempre maggiore nella Corporazione del Soffio di Drago, e Angeline - che tiene comunque sempre la guardia alta - non riporta più notizie di gente troppo interessata a Teddy.
Quanto al bambino, cresce a vista d'occhio, e chi va a trovarlo può vedere man mano i suoi progressi: i primi gattonamenti, le prime parole balbettate, e ben presto sicuramente inizierà a muovere i suoi primi timidi passi.
Anche Tantras, curiosamente, stava passando un periodo abbastanza tranquillo, per quanto una città del genere potesse essere tranquilla: nella confusione della città, di dimensioni paragonabili a Hillsfar, nessuno badava a una ragazza in più arrivata via nave, anche perché - come tutti sanno - la miglior qualità della gente di Tantras è quella di farsi gli affari propri.
Del campo fuori città, quello dove s'era consumata la battaglia che l'aveva indotta a lasciare Tantras, non rimaneva nulla: la vegetazione s'era ripresa il suo spazio, e la radura veniva utilizzata soltanto da giovani in cerca d'intimità o della prima sbronza.
Quando Hellen era a Tantras già da qualche giorno, però, si rese conto di essere seguita...una figura incappucciata la seguiva ovunque ella andasse, senza preoccuparsi troppo di nascondere la propria presenza. Dopo qualche ora, la figura riuscì ad avvicinarsi abbastanza a Hellen da prenderle il polso. Non era una stretta dolorosa, anzi, Hellen sapeva benissimo che se avesse voluto, si sarebbe potuta liberare in qualsiasi momento. Ciò nonostante, la stretta era intensa, portava con sé un senso di urgenza, di desiderio anche.
La figura incappucciata, ormai al fianco di Hellen, scostò il cappuccio con la mano libera, quel anto che bastava per farsi vedere in volto.
Hellen lo riconobbe subito, era Robert. Sembrava invecchiato di dieci anni, con nuove cicatrici sul volto e un'aria più dura, più "navigata". Ma era indubbiamente lui.
E la stava guardando con un sorriso.
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Accortasi di essere seguita attendeva soltanto il momento giusto per decidere come agire, ma venne anticipata.
Sentendosi afferrare rimase calma, senza nemmeno pensare ad un azione per liberarsi e senza nemmeno avvicinare l altra mano al pugnale che teneva sempre con lei, anche quando dormiva.
Ma quando realizzò chi era stato ad afferlarla rimase per qualche secondo ad osservarlo immobile e sentiva dentro di sé un sentimento misto tra rabbia e felicità.
Poi sorrise anche lei " Andiamo in un posto tranquillo dove poter parlare, abbiamo tante cose da dirci"
E attese che Robert iniziasse a muoversi, seguendolo con molta attenzione. Incosciamente stava mettendo in pratica tutto quello che aveva imparato per non cadere in qualche trappola.
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Si sedettero a parlare in un posto tranquillo.
Dal racconto di Robert , Hellen era sempre più convinta dell'amore che il maestro aveva verso loro due.
Lo studiava mentre parlava , e controllava le sue espressioni mentre lei domandava.
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13-09-2021, 23:58
(Questo messaggio è stato modificato l'ultima volta il: 14-09-2021, 21:39 da kakashi.)
Con un pò di amarezza Hellen attendeva di imbarcarsi sulla nave che l'avrebbe riportata ad Hillsfar .
Una volta sulla nave, la si vedeva spesso seduta su un albero, o una botte a prua , immobile e silenziosa.
Qualche marinaio aveva avuto la pessima idea di infastidirla e si era trovato perplesso vedendosi fissato con quegli occhi verdi ma freddi come il ghiaccio.
Qualcuno aveva osato di più e ora si ritrovava in sottocoperta con qualche osso rotto.
Sapeva che una volta sbarcata avrebbe dovuto fare delle scelte.
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Passavano i giorni e le decadi e la mancanza di notizie lo opprimeva sempre di più, aveva anche pensato di inviarle un messaggio mentale ma per farlo avrebbe dovuto chiedere aiuto come già aveva fatto in passato ma questa volta non voleva coinvolgere nessuno per una cosa che riguardava solo lui e che voleva per quanto possibile restasse intima.
Più volte si era dato dello stupido per non aver acquistato altre due pietre dell'inviare con cui avrebbe potuto ora comunicare con lei e avere sue notizie, sapeva che se la sarebbe cavata ed era certo che era ancora viva ma il tarlo del dubbio era impossibile da rimuovere.
Non era mai stato un frequentatore abituale del porto ma ormai, quando non era in giro in cerca di guai, non passava giorno che non facesse un giro dei moli per sentire cosa si diceva o per chiedere notizie sulle navi arrivate di recente, ma nelle risposte non si parlava mai di Tantras quindi non gli restava che andarsene ancora una volta deluso.
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Una volta finito il vino e le parole Luth e Hellen lasciarono la stanza al primo piano e uscirono dalla locanda, alle porte della città si salutarono.
Luth si incamminò verso la sede dei cacciatori, camminava come se fosse avvolto da una bolla e i suoi sensi normalmente acuti non percepivano immagini , suoni o odori.
Arrivato nella sua stanza si coricò per riposare ma al mattino era ancora sveglio a osservare il soffitto con l'umore che che non riusciva a stabilizzarsi passando da una felicità che pareva quasi euforia a una sensazione di delusione, tutto questo mentre i pensieri che gli affollavano il cervello si inseguivano come impazziti.
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Rientrata dalla festa Hellen sale in camera e controlla se Rober era passato.
Gli lascia una banana e del cioccolato tra le sue cose appena comprato dal mercante esotico .
Poi si mette a dormire.
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Durante la festa erano stati insieme per bere e per fare acquisti alla bancarella che esponeva prodotti strani e mai visti ma Luth aveva notato come spesso lei si guardasse intorno deducendone che si aspettasse di veder comparire Robert, poi il suo "no" deciso alla proposta di ballare gli aveva rivelato quanto fosse contrariata dal fatto che lui non fosse arrivato.
Nei giorni seguenti non aveva avuto molte occasioni di vedere Hellen ed erano sempre stati incontri di sfuggita senza che ci fosse modo di andare oltre un saluto sbrigativo.
Ora Luth pensava a quanto aveva atteso il suo ritorno e a come ora si comportasse come se lei fosse ancora assente, era evidente che chiederle notizie di Robert lo imbarazzava, che non voleva darle l'idea di metterle pressione o forse che semplicemente non voleva sentire la risposta.
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