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Le Ombre
#11
Ho attraversato le valli.
Qualcuno ha attraversato le valli.
Le valli hanno attraversato 
Qualcuno. 
Persi i contatti, i respiri distratti.
Un uomo è tornato.
Qualcuno è tornato.
Il silenzio di un colpo preciso
attraversa la debole carne,
lo specchio lunare inespressivo,
la luce calante, la luna risale.
Quest'uomo è tornato.

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#12
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Mai visti tanti sfollati, tanto terrore negli occhi di cosi tanta gente, l'albero delle vie era distrutto.

Ho viaggiato e navigato a lungo prima di arrivare nelle valli, pensavo che fosse un posto adatto per cercare un po di "calma". 
Mi sono sbagliato. 
Il cielo, la terra, le mura delle città, le case, tutto sta collassando sotto gli attacchi di qualcosa che per alcuni di noi risulta ancora incomprensibile. 
Esseri arrivati da una qualche dimensione "estranea", remota, da lasciare basiti chi li fronteggia se riesce a rimanere vivo per raccontarlo.
Non credo che riusciremo a resistere ancora a lungo. 
I più saggi nelle nostre fila dovranno valutare l'idea -difficile- di andare via dalla loro casa se vogliono tenere cara la pelle. 
Un pò come fece quest'uomo il giorno che lasciò Westgate.
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#13
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Hillsfar



imponenti mura a prova d'assedio, gabbiani che volteggiano lungo la costa, il rumore delle funi delle navi ormeggiate al porto. 

Via vai di marinai con merci di ogni sorta, vasi, casse, sacchi, uomini, donne.



Gli sfollati si sono lasciati alle spalle una parte morente di loro stessi, la catastrofe li ha segnati irrimediabilmente, ed ha segnato anche le esistenze degli avventurieri.



Alcuni dei quali sembra si stiano ambientando alla nuova città con un senso disarmante di adattamento, sembra quasi che i soldati della nera siano invisibili. 



Invece altri rimangono a distanza dalle mura, stanno bene alla larga, addirittura cambiano espressioni del volto al solo pensare che al centro della città si erga un tempio in onore di Bane. 


Se le voci sono vere e l'apparenza della circostanza lo conferma, la città ha bisogno di scorte di cibo, ha bisogno di bassa manovalanza che produca beni alimentari di prima necessità, dunque la situazione sembra dettata da un rapporto d'aiuto mutualistico. 
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#14
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Le Tette della sirena, sul porto di Hillsfar, mi ricorda la mia adolescenza, quei luoghi angusti e tristi caratterizzati da odore di vissuto e squallore. 
La sua clientela puzza di pesce, talvolta anche fresco. 

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C'è un via vai di marinai, avventurieri, probabilmente contrabbandieri e tagliagole.
I valligiani avranno modo di "divertirsi" in sulla costa del Mare della luna..


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#15
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Elventree è una specie di villaggio immerso nel verde dove vivono in pace e serenità gli elfi. 
Ci si può fermare e trovare ristoro, ci sono un paio di negozi e spostandosi verso sud ovest, dopo poche ore di cammino, si può raggiungere uno strano luogo chiamato "Le pietre danzanti". 
Non so dire il perchè di questo nome, ma posso dire di aver visto qualcosa che mi lasciò sorpreso. 
Elfi, Elfi dalla pelle color ebano muoversi in maniera coordinata, eseguendo balli propiziatori sotto la luna. 
Elistrae, disse Althimara, è una Dea che ha avuto coraggio e onore nel phanteon elfico. 
Figlia di Lolth, dopo vicissitudini legate ad azioni malevole del padre, decise di accettare l'esilio nell'oscurità, ma non come rejetto, bensì con l'intenzione di dare speranza e insegnare a tornare ad essere esempio di pace e civiltà agli elfi neri che decidevano di venerarla.
Drow pacifici dunque... 

*La maschera rimase silente e cautamente incuriosita di fronte a questo gruppo che ci diede anche garbata ospitalità.*
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#16
Un uomo si avventura nella foresta a sud di Hillsfar con altri tre, 
percorrono per ore un tragitto tortuoso e sfiancante. 
I quattro giungono in una vallata e al centro un villaggio abbandonato. 
Un uomo è silente, si confonde col buio. 
Gli altri si armano, i lineamenti dei loro volti sono tesi, duri. 
Il tempo è maturo.
Un sibilo  sinistro, alcune parole in lingua elfica. 
Il chiarore lunare proietta delle ombre che combattono. 
Urla di dolore, parole elfiche cariche di odio, 
mutilazioni rapide, colpi sordi su scudi e corazze.

Un uomo procede a passo spedito lasciando che 
il mantello si faccia leggero dietro di se, 
avanza nel combattimento come latore di morte, 
quasi come uno spettatore disinteressato, 
sul volto una maschera dai tratti impietosi. 
Un uomo passa accanto due elfi, arrivandogli alle spalle,
avanza oltre i loro corpi che cadono esanimi 
come marionette abbandonate.

Un uomo indossa una maschera dagli occhi neri
come l'oblio, si muove a passo elegante attraverso l'intero scontro 
uccidendo gli elfi senza farglielo capire. 
Diversi elfi scuri giacciono esanimi sotto il chiarore lunare, 
i quattro proseguono lasciando il manto erboso macchiato di sangue nero...

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#17
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Tutte la volte che indosso una maschera provo a vedere attraverso i suoi occhi il mondo circostante.
Respiro dentro essa, vivo attraverso essa, sono una cosa sola con l'involucro e sono nessuna cosa nello stesso momento.
Le maschere, quando giravo nei quartieri di Westegate, erano un modo per sembrare chiunque volessimo. 
Potevamo essere mercanti, benefattori, eroi o briganti, fuorilegge o soldati, vasai, mendicanti. 
Ciò che importava era non essere nessuno per potere essere chiunque. 
Lasciata la costa del Drago viaggiai per mare. 
Viaggiai con i marinai, scrutando il modo in cui essi dipendevano dall'ambiente circostante, il mare. 
Notai la loro simbiosi con una circostanza di pericolo e di benessere costante. 
Il mare sa uccidere e sa dare vita. 
Come una maschera dagli occhi cavi come la pece. 
Ricordo ancora a Shadowdale una delle Sette Sorelle darmi in dono, per aver combattuto le ombre sotto la loro città volante, una maschera. 
Quell'evento segnò la mia esistenza, l'esistenza di "qualcuno".
Tuttavia ciò che possediamo finisce col possederci, 
quando la indosso, in qualche modo, quella maschera mi possiede
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