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13-02-2019, 20:51
(Questo messaggio è stato modificato l'ultima volta il: 13-02-2019, 20:53 da LordCapra.)
Odiava dover lasciare i suoi compagni combattere al fronte da soli, non avevano trascorso che pochi mesi insieme, ma al vederli partire, non aveva potuto evitare di sentire un nodo attorno al cuore. Eppure l'idea del Solenne Fratello Valen era apparsa come una chiamata per lui, forse era solo una flebile speranza, ma poteva davvero fare la differenza nella guerra in corso, molto piu di quanto la sua spada avrebbe potuto compiere in prima linea.
Inoltre da quando aveva saputo della presenza dei Draghi cromatici e dell'arrivo di un altro cavaliere umano di Bahamut, l'idea che la sua presenza in quelle terre, in quel momento, non fosse affatto frutto di coincidenza, prendeva sempre piú forza.
Cosi erano iniziate le ricerche, la Maga Eitinel si era dimostrata piu utile di quanto poteva apparire ad un primo sguardo. Grazie ad i suoi contatti con la Sorellanza avevamo ottenuto senza troppo sforzo, i nomi di due potenti dragonesse, entrambe fedeli di Xymor, due possibili alleati ai quali appelarsi. Oltre alla certezza di non essere soli in questa battaglia.
Entrambe vivevano nel Cormanthor, una nella profonditá della foresta e l'altra lungo la costa, ma la foresta era enorme. Servivano riferimenti piú precisi.
Ottenuto l'aiuto del mago Alakai per cercare nei registri della biblioteca di Elvencrossing riferimenti alle due dragonesse, non rimaneva che chiedere aiuto a quelle persone che piú di chiunque altro, dovrebbero conoscere i segreti della foresta.
I druidi. Non aveva mai avuto a che fare con loro, e tutto quello che sapeva sul loro conto, erano vecchie storie. Non era sicuro potessero davvero conoscere la locazione della dimora della Dragonessa d'argento, nemmeno se avrebbero voluto prestare il loro aiuto ad un Cavaliere che non conoscevano. Forse la sua cerca non avrebbe portato a nulla, ma non avrebbe lasciato nulla di intentato, ognuno di loro seguiva una pista diversa, dovevano trovarle.
Ma non poteva esimersi dal provare.
Accarezzando il braccialetto di cuoio e nastri colorati, varco la soglia dell'abazia.
Vadlev Litke
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Finalmente il giorno della partenza era arrivato, le ricerche fra polverosi libri e perseguendo le voci della foresta erano conclusi, dubitava di poter ottenere meglio di cosi, avevano ristretto notevolmente il campo e l'annuncio di una contro offensiva della citta elfica, gli fece affrettare la partenza.
Non si era mai trovato in una missione tanto importante e non era abituato a lavorare con persone che, infondo, non conosceva. Aveva sempre seguito Kirixiaex il suo mentore e maestro, ogni sua scelta e decisione era parsa giusta e saggia agli occhi del giovane cavaliere, piu tardi quando si separo dal Paladino, con i suoi compagni avevano avuto divergenze di vedute su come agire, ma Ivan si era infine sempre trovato d'accordo con lui, e Vesna, il quale punto di vista era spesso diverso, non aveva mai cercato di imporlo, ma solo di offrirlo. Trovando forza nell'unita di intenti.
Ingenuamente si aspettava qualcosa di simile con i suoi nuovi compagni, percio si trovo profondamente a disagio, dopo l'abbandono della Maga, la divergenza di vedute divenne evidente e da proposte ed idee, si passo agli attacchi personali. Provava vergogna per il misero spettacolo alestito davanti ad una nobile creatura. Cercando di mantenere l'obbiettivo nella mente di tutti, fu infine presa una decisione.
La prossima tappa era una cittadina portuale chiamata Hillsfar, sotto il dominio di Zhentil Keep, avrebbero viaggiato su cavalcature magiche, instancabili sul loro dorso sembrava che il terreno fosse una morbida piana, e non il folto di un sottobosco che avrebbe azzoppato anche il migliore dei cavalli di un re, nel gruppo alegiava un atmosfera tutt'altra che serena, tra la rabbia ancora non digerita di alcuni e l'incredulita e la preocupazione, di chi aveva un idea piuttosto rozza e superficiale, di che cosa era realmente, un paladino.
Vadlev Litke
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La tana della dragonessa era grande, ma molto spartana. Era proprio vero che non era abituata a ricevere ospiti. Ciò nonostante, aveva trovato delle coperte per tutti, e al mattino dopo era andata a pesca in forma di delfino, tornando con un buon numero di pesci che aveva arrostito e servito per colazione insieme a bacche e altra vegetazione raccolta sulla piccola isola.
Ben presto era arrivato il momento di partire. Sunsettalithanz aveva ripreso la sua forma naturale, stiracchiandosi con le enormi zampe a mollo nell'acqua del vulcano spento, con il possente collo e la schiena a livello dell'altura dove si trovavano Valen, Xenia, Ariah e Vadlev.
<<Dovrete tenervi forte, andremo veloci. E farà freddo. Saltate tu e aggrappatevi, forza.>>
Cavalcare un drago non era affatto come cavalcare un cavallo. Le gambe erano parecchio più divaricate, non c'era una sella, e l'unica cosa a cui aggrapparsi erano le dure scaglie della dragonessa...le stesse scaglie sulle quali sedevano, probabilmente in modo non molto comodo.
Sunsetthalitanz spiegò le ali e prese il volo verso l'alto, muovendosi praticamente in verticale e raggiungendo con il primo slancio il vecchio cratere del vulcano spento.
Virò subito verso nord ovest, evitando il folto della foresta a sud e Zhentil Keep a nord, e sorvolando mare, città, prati e colline.
Se per caso fossero caduti, tutti sapevano che sarebbero morti in un modo orribile. E probabilmente in certi momenti, quando la dragonessa virava troppo rapidamente o scendeva in picchiata, erano davvero convinti di stare per cadere.
Una cosa però era chiara: Sunsetthalitanz si stava divertendo moltissimo. Volava in modo acrobatico, quasi come se fosse un'esibizione, e soprattutto non smetteva un attimo di parlare. Descriveva loro il mare e i villaggi che sorvolavano, parlava loro del Cormanthor e di Myth Drannor com'erano prima della caduta, raccontava loro aneddoti e curiosità del tempo in cui aveva vissuto in forma umanoide.
Dopo qualche ora di volo, finalmente iniziarono a vedere il profilo di Shadowdale: videro la caratteristica Torre Contorta con il suo tetto piatto da cui si alzavano in volo i grifoni, e l'enorme fenice rosa eretta - per la terza volta - dal clero di Lathander. Ma soprattutto, videro moltissime persone terrorizzate, che guardavano in alto e cercavano rifugio negli edifici più vicini.
In effetti, un drago che sorvola una valle non è proprio cosa da tutti i giorni, e a quella distanza era probabilmente difficile distinguerne il colore.
Sunsetthalitanz virò per un'ultima volta, e planò delicatamente verso la collina del Vecchio Teschio. Una volta atterrata, si piegò sulle zampe anteriori per permettere ai quattro passeggeri di scendere agevolmente - se un salto di soli due o tre metri si può definire agevole, naturalmente.
Intorno alla draghessa si era radunata una piccola folla, costituita principalmente da miliziani ed ex avventurieri venuti a stabilire l'entità della minaccia. Se ad atterrare fosse stata Narlgathra, sicuramente sarebbero morti tutti, ma bisognava di certo apprezzare il loro coraggio.
La draghessa sembrò apprezzare notevolmente il pubblico, e mostrò le scaglie, la testa e la coda con una certa vanità. Ciò nonostante, ben presto decise di rialzarsi nuovamente in volo, e si diresse verso il Bosco dei Ragni.
Tutto sommato, forse non era il caso di continuare ad attirare così tanto l'attenzione...una forma più discreta sarebbe stata più appropriata.
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«OHDDEA», continuava ad urlare dalla groppa del drago.
Non soffriva di vertigini, ed era abituata al vento, ma non di certo a quello invernale di tali altezze.
Spero di non prendermi un accidente, riuscì stranamente a pensare, mentre urlava e se la faceva sotto per la paura di precipitare nel vuoto.
In un primo tempo non capiva perché l'avessero coinvolta in quella missione, ma aveva constatato la propria impotenza in una battaglia campale e di fronte ad un drago, così andare a cercarne uno che non le avrebbe fatto fare la fine di Wren le era parso un buon cambiamento.
E l'inizio non era stato felice. Ma poi, ad Hillsfar, aveva capito che poteva fare qualcosa di concreto.
Non era stato facile tornare in quel posto. C'era stata poco, giusto il tempo di capire che aria tirasse e battersela, e di certo non la cercavano. Ma tornare a sentire l'aria di mare, la sua brezza sulla pelle, aveva spazzato via ogni timore.
Alla faccia del vecchio eremita, che non aveva interesse per l'oro. La roba che aveva barattato poteva fruttare un bel po', ma in fondo era andata bene così. L'importante era agire.
«Tu non conosci i draghi di bronzo», le aveva detto la dragonessa. Rinfacciato, forse. Ma era vero. Fino a due lune prima, per lei i draghi erano solo antiche e lontane leggende.
Ed onestamente, non vedeva l'ora di buttarsi tutto dietro le spalle. C'erano cose che andavano ben oltre le possibilità di una come lei, e tutta questa vicenda lo era.
Era Shadowdale quella? Cos'era quell'orrore a forma di uccello rosa?
«OHDDEA», urlò di nuovo, forse con un significato diverso, questa volta.
Eran Blackmore
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23-02-2019, 18:18
(Questo messaggio è stato modificato l'ultima volta il: 23-02-2019, 18:22 da LordCapra.)
Il cuore gli era finito in gola, le orecchie fischiavano alle urla spaventate dei compagni all'ennesimo tuffo in picchiata della dragonessa, mentre parlava di prendere la giusta corrente d'aria, con tono piuttosto divertito, che alle orecchie del giovane cavaliere appariva piu come una scusa per spassarsela. Non poteva negarlo, il terrore si mischiava con l'euforia in quel viaggio che non avrebbe mai potuto immaginare.
Il suo mentore gli aveva sempre parlato a lungo dei Draghi, credeva di capirli piu di altri, il loro modo di vedere le cose ed il loro modo di pensare. Ma alla vista dello spettacolo che gli si parava davanti, comprendeva che non ne aveva mai avuto idea, era come la rana in fondo al pozzo.
I grandi alberi della foresta, le strade e gli imponenti edifici inalzati nelle valli, le fattorie. Ogni cosa, appariva minuscola, fragile e senza molta importanza, piccoli punti di colore in un mondo sconfinato. A quella vista si mischiavano i racconti e le descrizioni della Dragonessa, i cambiamenti che aveva visto e che quelle terre avevano subito e non poteva fare a meno di pensare, mentre cercava di superare il ruggito del vento per approfondire alcuni di quei racconti, che una razza che avesse il privilegio di giudicare da un simile punto di vista, che poteva giornalmente vedere le cose in modo cosi ampio, doveva fungere da guida, per coloro che erano ancorati al terreno, che erano bloccati in fondo al pozzo.
Dietro le parole della Dragonessa, dietro il suo tono divertito e gioviale, intuiva la saggezza millenaria, dietro lo sfoggio della vanita, non poteva che ammirare la sicurezza e la confidenza del forte e del saggio. Di colui che ha visto oltre i propri limiti.
Le mani erano indolenzite e sanguinanti, per avere stretto con cosi tanta forza l'escrescienza cornea dorsale, per rimanere aggrappato durante le spericolate maniobre, quando finalmente atterrarono a Shadowdale, aspettando di essere l'ultimo scendere, mentre la folla tra lo spaventato e il curioso ammirava lo spettacoo, il sangue ricominciava a scorrere lungo le sue braccia intorpidite, chiese a Sunsettalithanz, il permesso per tornarle a farle visita, se e quando quella guerra fosse finita. Sperava di poter trovare in lei una guida, alle molte domande che lo assalivano, ma anche di portarle un po di compagnia, dopo gli orrori della guerra ventura.
Piu tardi, quando all'albero delle vie si separo dai suoi compagni di viaggio, saluto con cura coloro che avevano reso possibile una simile esperienza, rasserenato di aver fatto quanto era in suo dovere, parti alla volta di Ashabenford, dove lo aspettava un ultima responsabilita, prima di potersi finalmente riunire, con i suoi compagni, i suoi amici.
Vadlev Litke
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