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08-11-2018, 21:05
(Questo messaggio è stato modificato l'ultima volta il: 09-09-2019, 12:43 da Nightmare.)
L'Inizio
"Cacciatori di Demoni o di Mostri", indicarli in quel modo era senza dubbio più semplice per la gente che non conosceva le varie sfumature degli orrori a cui si opponevano.
Così, più di mezzo secolo prima, la compagnia di cacciatori guidata dagli Alsaryen era stata ingaggiata per fare ciò che sapeva fare meglio: rispedire degli immondi da dove erano venuti.
Erano bravi, tra i migliori nel loro campo, eppure qualcosa andò storto e non fecero più ritorno, lasciando a caccia della verità sulla loro scomparsa una sola erede della quale quasi nessuno conosceva l'esistenza per la sua stessa sicurezza.
Oggi, l'erede quella verità l'aveva finalmente trovata: in diversi decenni di esperienza racchiusi per lo più nel diario di un uomo, un cacciatore ormai anziano, uno dei pochi miracolati a raggiungere la vecchiaia in quella vita solitaria, una vita dalla quale volenti o nolenti non ci si ritira mai e si finisce per sacrificare tutto.
Ben più che avventurieri come tanti, ben più che cercatori di fortuna. Forse solo lo zelo di un paladino verso i propri ideali, spogliato di tutti i limiti e dogmi che gli sono propri, potrebbe rendere l'idea di quel senso di dedizione.
Pazzi o disperati, sopravvissuti, individui che per sete di giustizia o di vendetta hanno scelto di dare un senso a vite così profondamente artigliate dal male da restarne per sempre marchiate, ma senza divenirne schiave.
Adesso quell'erede era cresciuta, grazie agli eventi e alle persone che aveva incontrato nel bene e nel male lungo la strada, ed era giunto il momento di rimettere in piedi quella compagnia, radunare e all'occorrenza addestrare nuovi cacciatori, e ripartire esattamente dal punto in cui cinquant'anni prima i suoi predecessori si erano fermati.
[Grazie kakashi per la firma <3]
Vanyrianthalasa Guenhyvar
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09-09-2019, 12:35
(Questo messaggio è stato modificato l'ultima volta il: 09-09-2019, 12:36 da Nightmare.)
Oggi
Non si aspettava quel giorno sarebbe giunto entro quell'anno ma l'indebolimento delle barriere imposte dal padre più di mezzo secolo prima aveva abbreviato i tempi e come non bastasse sembrava essere diventata abbastanza potente da aver destato l'interesse del suo patrono.
Era ora di saldare un debito, poi sarebbe stata libera.
Odiava i folletti, quasi quanto odiava gli immondi e a ragione. Erano stati molto vaghi ma evidentemente ben conoscevano il legame tra i portali e i feylock da recuperare dal momento che si erano trovati, finalmente o purtroppo, dopo varie fatiche e alleati contattati, a Sholo-Tovoth, conosciuto anche come Le Piane della Consunzione, un luogo ameno il trentaduesimo degli infiniti strati dell'Abisso, una terra famelica, senza pace, mossa solo dalla continua voracità del più grosso verso il più debole.
Forse sarebbero stati costretti a patti con loro stessi gli avventurieri, mordendosi la lingua e legandosi le mani di fronte creature immonde, cosa che nessuno tra loro voleva fare se non per quel bene più grande che era il loro obiettivo.
Avventurieri, compagni di tante avventure e disavventure, non era riuscita a preparare per tempo i suoi cacciatori ora disseminati chissà dove nel mettersi alla prova ma dopo tanto di fatto anche lei poteva contare su compagni leali che nonostante punti di vista diversi e qualche discussione, erano tutti li, facendo della sua causa una loro causa e di questo l'elfa non poteva che ringraziare i suoi Seldarine.
[Grazie kakashi per la firma <3]
Vanyrianthalasa Guenhyvar
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09-09-2019, 18:14
(Questo messaggio è stato modificato l'ultima volta il: 09-09-2019, 18:19 da Kickapoo.)
Aveva già combattuto contro dei demoni, ma non aveva mai affrontato niente del genere.
Il Tempo era stato clemente con quella Tenuta, il Cormanthor la stava lentamente divorando senza intaccare la sua bellezza originale, l'interno
al contrario era uno spettacolo spaventoso, sangue e icore lungo le pareti, demoni fatti della stessa materia delle ombre e altri che la sua mente faticava a descrivere
ogni passo era minacciato non solo dalla fame di quei mostri, ma anche dalle trappole che avevano sparso per le sale, congegni tanto sadici che solo delle menti crudeli
come quelle, potevano concepire.
Khaal e i suoi compagni affrontarono ogni minaccia, facendosi spazio a colpi di spada, frecce e magia fino ad oltrepassare il portale che stavano cercando,
un cerchio inciso nella roccia composto da simboli orribili e spaventosi, bastò un semplice passo per ritrovarsi davanti uno spettacolo desolante.
Vaste distese contorte, laghi e fiumi d'acido, il fetore era disgustoso, un misto di carne bruciata, cenere e sangue
Mentre il mio sguardo vacillava, mi ritornarono in mente le parole di Kennet...
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In molti libri ne sentì descrivere le atrocità, in altri li vide disegnati, ma mai potè sognare di confrontarsi con il male puro, esseri immondi comunemente chiamati demoni.
Seppur ne abbia affrontati altri in passato, l' idea di rivederne ancora lo turbava, suscitando un misto di terrore e curiosità.
La cerca del Mercane nella oramai in rovina città di Tilverton non fu semplice, ombre lungo il cammino, capaci di uccidere con uno schiocco di dita.
Quella fu la nostra prima meta, tappa obbligatoria per intraprendere il vero viaggio, quello che avrebbe dovuto condurci nell' Abisso.
Dopo aver recuperato gli strumenti necessari, aver ponderato un piano e preparato i dovuti incantesimi, la partenza era una questione di minuti, anzi, istanti...
Giunti al termine i preparativi, non ci attendeva che addentrarci nella foresta del Cormanthor, sino a raggiungere lei...
La Fortezza piena di demoni, alcuni dei quali incorporei, come a rimembrare l' esperienza vissuta a Tilverton, un monito? Una coincidenza? Sicuramente non lo erano...
Un castello abbandonato a se stesso, in rovina anch' esso, pieno di atrocità e creature mai vedute.
Alcune incorporee, altre invece dall' enorme stazza, simili a dei minotauri, altri altrettanto enormi, capaci di emanare un' odore nauseabondo.
La discesa in quel castello era tutto fuorchè semplice, trappole disseminate ovunque, demoni a fermare il nostro cammino,
tutto questo, per trovare i portali capaci di condurci nell' Abisso.
Trovato quello giusto, il vero disgusto si posò sul nostro sguardo subito dopo averlo varcato...
Una landa desolata, fatta di fiumi e laghi acidi, a darci il benvenuto, le ossa di un demone alato di grandi dimensioni e questo, non era che l' inizio...
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Shedrimnes.
Shedrimnes.
Shedrimnes.
Shedrimnes!
Shedrimnes?
Shedrimnes...
All'inizio c'era il coraggio. L'idea che in qualche modo ne sarebbero usciti. C'era la speranza, e soprattutto c'era l'amore. E in ogni caso, la loro bambina sarebbe stata in salvo, qualsiasi cosa fosse successa.
Poi venne l'incertezza. I demoni non li avevano ancora sfiorati con un dito. Cosa avevano intenzione di fare di loro?
Dopo venne la fame. Ma c'è una cosa ben peggiore dell'avere una fame che ti divora dentro; è vedere la persona che ami provare la stessa cosa, e sapere di non poter fare assolutamente niente per lei.
Quella fame innaturale portava a impazzire, a fare cose che mai avrebbero pensato possibili. Misero nella loro gabbia dalle pareti invisibili un gattino. Il primo giorno lo tennero a distanza. Il secondo giorno venne a farsi accarezzare. Il terzo dormì accanto a loro, scaldandoli col suo piccolo corpo. Il quarto giorno, infine, placò la loro fame.
Come si fa a guardarsi ancora negli occhi dopo un'esperienza simile? Come si fa anche solo a immaginare di tornare alla vita normale, alla propria famiglia?
Dopo la fame venne la disperazione più profonda. Nessun amore era sufficiente, la consapevolezza di avere arginato la presenza dei demoni nella foresta non era abbastanza. Ognuno implorava l'altro di ucciderlo, per mettere fine alle sofferenze.
Ma i demoni non lo permettevano. Qualsiasi cosa accadesse, li tenevano in vita. Non avevano ancora alzato un solo dito su di loro.
Alla fine, il seme dell'odio si fece strada nei loro cuori, subdolo come i demoni che avevano orchestrato tutto quello. Odiare è più semplice che amare, se la persona davanti a te soffre. Amare chi soffre fa male. Odiarlo permette, almeno per un istante, di concentrarsi su qualcosa di diverso dalla propria sofferenza.
Odiare.
Amare.
Odiare.
Amare ancora.
Shedrimnes.
Shedrimnes...
Shedrimnes ... ...
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I demoni non avevano capito nulla di lei ma non erano gli unici, anche i folletti non avevano capito nulla e per questo li avrebbe spiazzati probabilmente.
Una vita senza potere ma anche una vita senza schiavitù e accanto alla propria famiglia dopo decadi e decadi passate a cercarli.
Non sarebbe stato facile, come si può ricominciare da capo dopo quasi due vite umane vissute in un certo modo, senza futuro, con solo il presente. Tuttavia in cambio avrebbe riavuto ciò che più aveva amato, ciò che più le era mancato, loro erano li, derelitti e sofferenti ma erano di nuovo assieme e il tempo e l'amore avrebbero potuto curare molte più ferite del migliore dei guaritori, l'elfa era certa di questo. Li aveva ritrovati, non voleva perderli ancora.
Una vita senza poteri ma restando se stessa, di nuovo completa.
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Vanyrianthalasa Guenhyvar
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Le instancabili cure di Shedrimnes e Ivor stavano iniziando a dare i loro risultati. Sebbene le loro ossa sporgessero ancora in modo così evidente, mostrando una magrezza quasi incompatibile con la vita, le guance sembravano più rosee e appena meno scavate, e avevano iniziato a mangiare cibi più solidi come creme di cereali e budini in piccole quantità.
Avevano anche iniziato a fare delle piccole camminate, sebbene fossero ancora piuttosto deboli, e nel giro di qualche giorno furono in grado di spostarsi da soli dalla camera da letto fino al salotto, dove riposavano seduti accanto al fuoco e bevevano tè molto zuccherato per rimettersi in forze.
Non sapevano ancora nulla della visita della folletta; le brevi conversazioni che riuscivano a tenere prima di dover riposare nuovamente si concentravano su Shedrimnes, sulla sua vita, sulla sua casa. Volevano sapere tutto quello di lei che si erano persi, ogni singolo dettaglio. Di contro, nessuno di due diceva niente del loro passato, ogni domanda in tal senso ricadeva nel silenzio, priva di risposta.
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In fine i dieci giorni scaddero e la leshay puntuale si presentò.
Forse era il solito senso dello scherzo dei folletti, forse solo un modo di metterla alla prova ma l'elfa era quasi certa che l'emissario e così il suo padrone non pensavano davvero che lei avrebbe accettato.
Ci furono i soliti battibecchi, ci girò un po' attorno ma alla fine glielo disse: rinunciò ai poteri per riavere in cambio coloro che più aveva amato e per i quali era arrivata fin li, tanto lontano.
Si sarebbe presa così del tempo, tempo perché i suoi cari potessero guarire anima e corpo e rimettere assieme i pezzi di una vita che credevano di aver perduto.
Sarebbero stati ad Evereska, dal nonno che forse, finalmente avrebbe ritrovato il sorriso e poi a Silverymoon per riprendere anche gli allenamenti e gli studi da dove si erano conclusi e avrebbe fatto spesso visita ad Essembra, un luogo e persone, amici, dove le avevano dato tanto, troppo, per voltare le spalle semplicemente e andarsene.
Si sentiva leggera, una leggerezza che non ricordava di aver mai provato prima, era libera, era padrona pienamente di se stessa.
Felice, per una volta, persino per una come lei c'era stato un così inatteso lieto fine.
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Vanyrianthalasa Guenhyvar
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